
I primi vestiti realizzati dall’uomo potrebbero risalire a più di 120.000 anni fa secondo un nuovo studio condotto da Curtis Marean, paleoantropologo dell’Arizona State University, e dalla collega dello stesso istituto Emily Hallett. I ricercatori hanno analizzato più di 60 oggetti fatti di ossa e uno realizzato con il dente di un cetaceo.
Gli oggetti analizzati sono stati ritrovati 2011 nella grotta di Contrebandiers, Marocco.
utilizzo dei vestiti fondamentali per la storia umana
In effetti, come specifica il comunicato emesso dall’università americana, l’invenzione dei vestiti è stata una di quelle che hanno cambiato il corso dell’umanità. Non solo hanno rappresentato un progresso in termini meramente pratici (in primis c’è da citare la difesa dal freddo) ma sono collegati anche ad uno sviluppo cognitivo e culturale non indifferente.
Problemi dello studio dei vestiti nella storia dell’umanità
Il problema relativo allo studio dei vestiti nel corso della storia dell’umanità sta nel fatto che essi, durante le prime fasi e per molte decine di migliaia di anni, sono stati realizzati pressoché solo con pelli e pellicce. E pelli e pellicce non tendono a conservarsi molto bene con il passare del tempo, cosa che ha procurato un vero e proprio buco nella documentazione archeologica del vestiario umano.
Oggetti ritrovati in una grotta marocchina
Il nuovo studio, pubblicato su iScience, si interessa però alla storia dei vestiti analizzando gli oggetti con i quali si venivano fatti. I ricercatori hanno scoperto che gli oggetti trovati nella grotta di Contrebandiers mostrano che gli esseri umani producevano i primi vestiti con le pelli animali già 120.000 anni fa. Secondo Marean, si tratta della stima più vecchia fatta per la realizzazione di vestiti tramite strumenti fino ad ora.
Ossa modellate non usate per lavorare le carni
Le ossa ritrovate, infatti, sono state chiaramente modellate dalla mano umana per essere usate come strumenti. Per capirne l’utilizzo, i ricercatori hanno analizzato vari schemi di tagli sulle ossa dei carnivori comprendendo che le ossa lavorate ritrovate nella grotta marocchina non erano state utilizzate per staccare le carni dalle ossa e dalle altre sezioni del corpo degli animali per l’alimentazione. Questi strumenti, molto probabilmente, facevano parte di un set di strumenti utilizzato per lavorare le pelli.
Il pezzo di dente di cetaceo
I ricercatori hanno trovato anche un pezzo di dente, probabilmente appartenuto ad una balena o ad un delfino, che presentava diversi segni i quali possono essere spiegati con l’utilizzo come scagliatore a pressione. In sostanza era uno strumento per modellare gli altri strumenti d’ossa.
Tra le altre cose, si tratta della più antica testimonianza di utilizzo di un dente di un mammifero marino da parte degli esseri umani. Secondo Marean, il ritrovamento di questo pezzo di dente di mammifero marino ricorda ancora una volta quanto la vicinanza alle coste e l’adattamento acquatico siano stati fondamentali per la storia dell’umano moderno.
Note e approfondimenti
- A worked bone assemblage from 120,000–90,000 year old deposits at Contrebandiers Cave, Atlantic Coast, Morocco: iScience (IA) (DOI: 10.1016/j.isci.2021.102988)