I dibattiti sulle cause della cosiddetta “pelle d’oca” continuano tutt’oggi e non c’è in realtà un punto fermo riguardo alla spiegazione di questa particolare caratteristica degli esseri umani (e di altri mammiferi). Secondo quanto spiega un nuovo articolo di Live Science, le possibili spiegazioni sono diverse ma in generale si ritiene che, per gli esseri umani, la pelle d’oca sia un “vicolo cieco” dell’evoluzione.
La piloerezione, il nome scientifico della “pelle d’oca”, è in realtà una caratteristica di tutti mammiferi a pelo lungo ma anche di diversi uccelli e rettili (in quest’ultimo caso gli animali sollevano le piume e le squame). Nel caso dei mammiferi a pelo lungo la pelle d’oca serve per rendere più alta la pelliccia e quindi per formare una sorta di strato isolante che permette di proteggersi meglio dal freddo od altri elementi esterni.
Tuttavia non è solo il freddo l’unica causa. In diversi animali la piloerezione accade, per esempio, quando si sentono minacciati e vogliono apparire un po’ “più grandi” di fronte alla minaccia, di solito un predatore. Naturalmente si tratta di una reazione che si rivela utile sono negli animali con pelo lungo e non in quelli a pelo corto.
La pelle d’oca, almeno negli esseri umani, può essere provocata non solo dal freddo ma anche da diverse emozioni, come quando ci sentiamo toccati da qualcosa che accade intorno a noi. Ciò si spiega con il coinvolgimento del sistema nervoso: i nervi intorno ai muscoli recettori del pelo vengono attivati, così come molti altri nervi del corpo dopo l’invio di segnali chimici dal cervello, e ciò provoca la “pelle d’oca”.
La “reminescenza evolutiva” è ancora più evidente negli esseri umani: la pelle d’oca sostanzialmente oggi non serve a nulla. Amy Paller, una dermatologa della Feinberg School of Medicine della Northwestern University, spiega che si tratta di un “tratto vestigiale”, sostanzialmente di una caratteristica che probabilmente era utile per i nostri lontani antenati ominidi, che avevano i peli effettivamente più lunghi, ma che oggi non è più utile anche se non è ancora scomparsa.
Secondo Live Science, che riprende un articolo di Folia Primatologica, ci sono anche diversi primati che sperimentano la pelle d’oca e tra di essi c’è lo scimpanzé, uno dei parenti più prossimi degli esseri umani. Negli scimpanzé la pelle d’oca riguarda, per esempio, momenti di paura o di aggressività. Tuttavia negli scimpanzé i peli sono abbastanza rari e la cosa non offre molto vantaggio (probabilmente è solo una “reminiscenza” evolutiva).
La cosiddetta “pelle d’oca” è una caratteristica della pelle degli esseri umani, e di diversi mammiferi, che vede la formazione di diverse protuberanze temporanee sull’epidermide, proprio alla base dei peli, il cui sviluppo, che di solito è provocato dal freddo, è involontario.