Un nuovo studio, condotto dall’astronomo olandese Ewine van Dishoeck dell’Università di Leida, Paesi Bassi, è stato pubblicato sulla rivista Astronomy & Astrophysics. Si tratta di uno studio che riassume tutto ciò che sappiamo per quanto riguarda la presenza della formazione della quale l’universo. Lo studio utilizza i dati, tra gli altri, raccolti dall’osservatorio spaziale Herschel. Si tratta di un telescopio spaziale che è stato lanciato dall’Agenzia Spaziale Europea nel 2009 e che ha raccolto molti dati nell’infrarosso, molti dei quali inerenti proprio alla presenza dell’acqua dell’universo.
In particolare in tal senso è stato lo strumento HIFI a rilevarsi molto utile. Questo strumento, noto anche come “cacciatore di molecole”, ha permesso, nel corso degli anni, la pubblicazione di diversi articoli scientifici incentrati sulla ricerca e sulla presenza dell’acqua nello spazio.
Un nuovo studio reassume più o meno tutti questi articoli e conferma che la gran parte dell’acqua dell’universo si forma sotto forma di ghiaccio su piccolissime particelle di polvere nelle nuvole interstellari fredde e tenui. Quando queste nuvole collassano andando a formare poi nuovi pianeti o nuove stelle, l’acqua stessa viene preservata restando ancorata alle particelle di polvere, crescendo strato dopo strato.
Queste particelle sono poi i “mattoni “per la formazione di nuovi pianeti che possono contare sulla presenza dell’acqua. Secondo Dishoeck, risulta affascinante accorgersi che, nel momento in cui si beve un bicchiere d’acqua, la maggior parte di quell’acqua è stata prodotta più di 4,5 miliardi di anni fa in quella nuvola che poi ha permesso la formazione del nostro Sole e di tutti i pianeti del sistema solare.
Verso la fine del 2021 dovrebbe essere lanciato il telescopio spaziale James Webb da parte della NASA. Questo nuovo telescopio spaziale potrà contare su uno strumento, denominato MIRI, che dovrebbe fornire nuovi ed interessanti dati sulla presenza dell’acqua nell’universo.
Lo strumento, infatti, potrà rilevare anche il vapore acqueo più caldo presente nelle zone più interne di dischi di polvere. Secondo uno degli autori dello studio, Michiel Hogerheijde, dell’Università di Leida e di quella di Amsterdam, il telescopio spaziale Herschel aveva in passato già mostrato che qui dischi che poi permettono la formazione dei pianeti sono particolarmente ricchi di ghiaccio d’acqua. Con questo nuovo strumento si potrà confermare questa ipotesi osservando quelle regioni in cui sono presenti nuvole di polvere i dischi protoplanetari che formeranno poi pianeti simili alla Terra.