Addormentarsi anche solo mezz’ora più tardi può cambiare frequenza cardiaca a riposo

La qualità del sonno è dettata anche dalle abitudini che abbiamo riguardo a questa attività fondamentale e proprio per questo non esiste un orario predeterminato da rispettare per andare a letto (anche se esiste un limite minimo di ore di sonno consigliato, indicato di solito in sette ore, più in basso del quale non si dovrebbe andare).
Ora un nuovo studio rivela che è importante anche rispettare gli orari ai quali di solito andiamo al letto.

I ricercatori dell’Università di Notre Dame, infatti, hanno studiato in particolare il collegamento che esiste tra la regolarità dell’andare a coricarsi e la frequenza cardiaca a riposo. Hanno scoperto che se i soggetti che hanno analizzato si infilavano nel letto anche 30 minuti più tardi rispetto all’ora solita, il giorno seguente mostravano una frequenza cardiaca a riposo “significativamente più elevata”, come riferito nel comunicato stampa che presenta lo studio, poi apparso su npj Digital Medicine.

L’aumento della frequenza cardiaca a riposo, se comincia a cronicizzarsi, può poi aumentare il rischio di contrarre patologie per quanto riguarda la salute cardiovascolare, come lascia intendere Nitesh Chawla direttore del Center for Network and Data Science dell’istituto americano ed autore principale dello studio: “Attraverso il nostro studio, abbiamo scoperto che anche se dormi sette ore a notte, se non vai a letto ogni notte alla stessa ora, non solo aumenta la frequenza cardiaca a riposo mentre dormi, ma anche durante il giorno successivo.”

Le osservazioni sono state effettuate su 557 studenti universitari e gli esperimenti sono durati quattro anni. In totale hanno analizzato 255.736 sessioni di sonno prendendo in considerazione caratteristiche quali le ore di sonno, la qualità del sonno e la frequenza cardiaca a riposo.
I ricercatori avevano stabilito un’ora media alla quale tutti questi individui andavano a letto per addormentarsi e un’orario “normale” definito come l’intervallo di un’ora prima o dopo l’ora media di ogni singola persona. Calcolavano poi i minuti di “ritardo” o di “anticipo” che queste possono potevano collezionare se non andavano al letto durante quel determinato lasso di tempo orario “normale” .

Sorprendentemente i ricercatori scoprivano che anche andare a letto prima della fascia oraria “normale” portava ad un aumento della frequenza cardiaca a riposo. In particolare i ricercatori scoprivano che andare a letto più di mezz’ora prima aumentava significativamente la frequenza cardiaca a riposo.
“Per i lavoratori a turni e coloro che viaggiano frequentemente, andare a letto nello stesso momento ogni notte è una sfida. Stabilire una sana routine della buonanotte – come meglio puoi – è ovviamente il passo numero uno. Ma attenersi ad esso è altrettanto importante”, dichiara Chawla.

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