
Completerebbe il percorso verso Marte in metà del tempo necessario ad una normale navicella o raggio odierno l’navicella spaziale annunciata dall’agenzia spaziale britannica che lavorerà con la Rolls-Royce. Il concept prevede l’utilizzo dell’energia nucleare come combustibile tramite un motore a propulsione che potrebbe permettere ad eventuali astronauti di raggiungere il pianeta rosso in soli tre o quattro mesi, almeno due volte più velocemente di quanto potrebbero fare gli “usuali” razzi con combustibile chimico. E viaggi più brevi significherebbero anche un’esposizione più breve alla dose di radiazioni che comunque un astronauta che fa un viaggio del genere dovrebbe sopportare.
Secondo Graham Turnock, amministratore delegato dell’agenzia spaziale britannica, si tratterebbe di “un concetto rivoluzionario che potrebbe sbloccare future missioni nello spazio profondo che ci porteranno su Marte e oltre”, come rileva il Guardian.
Inoltre il concept di un motore a propulsione nucleare potrebbe realmente permettere i viaggi nel sistema solare profondo, e forse anche oltre, ossia in quelle aree in cui sfruttare l’energia del Sole diventa sempre più difficile in quanto l’astro si fa sempre più lontano. La Rolls-Royce é stata scelta anche perché ha prodotto i motori a propulsione nucleare dei sottomarini della Royal Navy dalla fine della seconda guerra mondiale che quindi ha mostrato di avere un certo know-how in merito.
Gli inglesi parlano di progetto “pionieristico” ma in realtà progetti del genere erano già stati messi in piedi negli Stati Uniti durante gli anni 50 e 60. Questi programmi, che prevedevano razzi alimentati da motori a propulsione nucleare, furono però terminati all’inizio degli anni 70 quando ci si rese conto, a seguito dei test condotti nel deserto del Nevada, che la tecnologia era, almeno per quel momento, dopo pericolosa.
Tuttavia oggi le cose sembrano essere cambiate perché anche il governo degli stessi Stati Uniti ha emesso direttive indirizzate alla NASA per riaprire questi programmi nucleari per nuovi motori spaziali a propulsione. Sembra dunque che il nucleare possa rivivere una sua seconda giovinezza proprio nel settore spaziale dopo che molte nazioni nel mondo hanno deciso di farne a meno anche per gli utilizzi civili.