
Gli alberi riescono a “ricordare” le ondate di colore passate per cercare di contrastarle al meglio, anche di generazione in generazione. È questa la conclusione cui è arrivato uno studio pubblicato su Functional Ecology.
Tra l’altro si tratta di una scoperta che potrebbe risultare utile per il ripristino di quegli ecosistemi, in particolare foreste, che hanno subito forti danni a causa di avversità naturali oppure per azione dell’uomo.
“A differenza degli animali, che possono seppellirsi più profondamente nel terreno o fuggire in luoghi più freschi, le piante sono bloccate in un punto e quindi devono essere in grado di resistere a condizioni estreme in situ”, afferma Rachael Gallagher,autrice principale della ricerca che si è avvalsa dell’osservazione di diverse popolazioni di piante di Eucalyptus grandis.
Queste ultime sono state sottoposte, in via sperimentale, ad un’ondata di calore di 42° della durata di quattro giorni.
Durante gli esperimenti i ricercatori scoprivano che quelle piante nate da piante genitrici che avevano vissuto già diversi giorni di calore estremo in natura sopportavano meglio le condizioni di caldo simulato in laboratorio. Nello specifico, si servivano di proteine protettive che aiutavano le cellule a funzionare normalmente nonostante lo stress di calore.
I ricercatori hanno dunque dimostrato che gli alberi possiedono una sorta di”memoria molecolare” che si attiva per i casi di caldo estremo.