
In un articolo apparso sul sito del CORDIS ci si sofferma sugli alti livelli di inquinamento da mercurio che si possono rilevare nella tundra artica. Questo ambiente è l’ultimo ai quali si può pensare, almeno di solito, quando si parla di inquinamento delle acque del suolo ma in realtà questo vasto ecosistema presente nella zona settentrionale del pianeta, intorno all’Artico, risulta pesantemente inquinato dal mercurio, un elemento che, se rilasciato in maniera grezza in natura, può provocare non pochi danni, in particolare per quanto riguarda l’inquinamento acquifero.
Questo elemento, infatti, va a decimare la vita acquatica e a contrastare quelle comunità che fanno dell’acqua la propria casa. Inutile dire che questo elemento può pesantemente inquinare anche il sottosuolo.
Si crede Che l’inquinamento dei mari e delle acque da mercurio non sia colpa solo dell’uomo: le nazioni industrializzate emettono un quantitativo comparabile a circa 2000 t di mercurio nell’atmosfera ogni anno sotto forma di Mercurio ossidato, detto anche Hg (II), o di mercurio gassoso, detto anche Hg (0). La presenza di mercurio nelle acque, però è opera delle piante.
Il mercurio viene assorbito dall’atmosfera attraverso le foglie quando la neve si scioglie. Una volta che la neve ricopre le piante, il mercurio, protetto dal sole, innesca reazioni chimiche grazie alle quali fa ritorno nell’atmosfera. Se però le piante muoiono o perdono le foglie, il mercurio si deposita nel terreno e può defluire nell’oceano Artico. qui, nell’acqua, lo stesso Mercurio può essere convertito in metilmercurio organico, una forma ancora più tossica che inficia pesantemente le condizioni della catena alimentare.