
Un vivace ed attivo ammasso stellare, composto da circa un migliaio di giovani stelle tutte “ammassate” in uno spazio di quattro anni luce, che è più o meno lo spazio che ci divide dalla stella a noi più vicina (Alfa Centauri), sarà analizzata dal telescopio spaziale James Webb che dovrebbe essere lanciato entro il 2021.
Lo studio sarà effettuato da un team di astronomi e tecnici guidato da Mark McCaughrean, scienziato esperto di formazione stellare.
L’ammasso si trova nella nebulosa di Orione ed è rappresentato da una regione dove ci sono moltissime stelle giovani con un’età media di circa 1 milione di anni, come spiega lo stesso McCaughrean: “Un milione di anni potrebbe non sembrare molto giovane, ma se il nostro sistema solare fosse una persona di mezza età, le stelle di questo ammasso sarebbero solo neonati di tre o quattro giorni. Quindi ci sono un sacco di cose interessanti che riguardano loro e che oggi non vediamo nelle stelle più vecchie che ci circondano. Siamo molto interessati a capire come si sviluppano le stelle e i loro sistemi planetari nelle primissime fasi”.
La nebulosa di Orione rappresenta la regione di formazione stellare, ossia un’area dello spazio in cui nascono nuove stelle o in cui sono presenti stelle molto giovani, più vicina a noi ed è molto interessante perché è caratterizzata dalla presenza di stelle di varie dimensioni, sia molto grandi che molto piccole.
In particolare il team di astronomi si interesserà a tre fenomeni particolari di questo cluster, denominato Trapezio e distante da noi circa 1600 anni luce: la distribuzione delle masse degli oggetti più giovani, le prime fasi delle formazioni dei pianeti intorno alle stelle più giovani dell’ammasso e il materiale espulso dalle stelle molto giovani sotto forma di getti e deflussi.
Gli astronomi si interesseranno inoltre alle nane brune presenti nell’ammasso e ai cosiddetti “oggetti di massa planetaria fluttuanti”, ossia oggetti della massa di Giove o anche meno che non orbitano intorno ad una stella. In particolare si cercherà di dirimere la questione secondo la quale questi oggetti non si formano così come si formano i pianeti intorno alle stelle con il classico disco protoplanetario.