
Un team di ricercatori ha utilizzato un grosso ammasso di galassie per osservare un oggetto che emette raggi X ancora più lontano, e dunque più indietro nel tempo, fino a 9, 4 miliardi di anni luce di distanza.
Non è la prima volta che si utilizzano ammassi di galassie come “lente di ingrandimento” per osservare oggetti ancora più distante ma è la prima volta che si utilizza il fenomeno della lente gravitazionale per ingrandire oggetti che emettono raggi X.
I ricercatori hanno infatti scoperto un “granello blu” in mezzo ad una distesa infinita di galassie, una galassia nana avente un decimillesimo delle dimensioni della via Lattea, un’impresa dunque degna di nota. Questa galassia emette raggi X ad alta energia, raggi rilevati dai ricercatori come una sorta di arco blu molto brillante.
Secondo Matthew Bayliss, ricercatore del Kavli Institute for Astrophysics and Space Research del MIT, uno degli autori dello studio, si tratta di una piccola galassia che contiene al proprio interno tantissime stelle in corso di formazione molto brillanti. Studiare questo tipo di galassie è importante perché aiuta a comprendere come si sono sviluppate le prime galassie nel cosiddetto “universo primordiale”.
I ricercatori hanno utilizzato un ammasso di galassie, l’ammasso della Fenice, distante 5,7 miliardi di anni luce da noi, un ammasso così massivo che può distorcere la luce e ingrandirla fino a farci vedere oggetti che altrimenti sarebbero rimasti per noi non intercettabili, anche con il più grande telescopio mai costruito.
Invece di utilizzare un telescopio in luce ottica, però, hanno utilizzato il Chandra X-ray Observatory, un telescopio spaziale per l’osservazione ai raggi X.
Si sono accorti che anche su questa lunghezza d’onda si poteva ottenere l’utile effetto della cosiddetta “lente gravitazionale”, un effetto previsto dalle teorie di Einstein secondo il quale non solo la materia ma anche la luce può essere distorta dalla gravità. In taluni casi questa “distorsione” può rivelarsi un vero e proprio ingrandimento.
Questa ricerca è importante perché dimostra che possono essere individuate anche anche ai raggi X oggetti relativamente piccoli, come questa galassia nana, utilizzando galassie poste tra noi e lo stesso oggetto come delle lenti di ingrandimento, a patto che lo stesso oggetto da osservare sia molto energetico in tal senso.
Secondo Bayliss utilizzando questa stessa tecnica si potrebbe, in futuro, non solo rilevare antiche galassie ma anche datare diverse parti della stessa. Si potrebbero, per esempio, individuare regioni stellari in cui gli astri si sono formati 200 milioni di anni prima rispetto a quelli di un’altra regione della stessa galassia.
http://news.mit.edu/2019/astronomers-galaxy-x-ray-magnifying-1014