
I pidocchi sono capaci di attaccare le loro uova sul cuoio capelluto umano in maniera particolare e un nuovo studio, pubblicato su Molecular Biology and Evolution, mostra che il livello di “cementificazione” delle uova dei pidocchi sulle teste umane può portare le stesse uova rimanere attaccate addirittura per millenni. Ciò significa che è possibile analizzare il DNA della “colla” usata dai pidocchi per ottenere diverse importanti informazioni.
Analisi delle lendini rilasciate dai pidocchi femmine
I ricercatori, guidati dalla biologa Alejandra Perotti, hanno infatti analizzato un uomo mummificato, vissuto all’incirca 2000 anni fa, appartenuto alla popolazione degli Ansilta, un gruppo che è vissuto sulle Ande di San Juan, Argentina.
I ricercatori hanno analizzato i resti di lendini, le uova prodotte dai pidocchi femmine, tra i capelli dell’uomo, poi mummificato e rimasto in questo stato per circa 2000 anni.[1]
Informazioni sulle migrazioni
Scoprivano che, insieme alle uova, i pidocchi avevano intrappolato anche le cellule della pelle del cuoio capelluto dell’uomo con una sorta di “colla”. Analizzando le cellule della pelle ricercatori venivano informati del fatto che l’uomo è vissuto in gruppi che migrarono dall’Amazzonia nord-occidentale fino alle Ande dell’Argentina centro-occidentale.
Tra l’altro la “colla” prodotta dai pidocchi per attaccare le uova sul cuoio capelluto facevano scoprire ai ricercatori anche tracce di poliomavirus a cellule di Merkel, un virus scoperto solo le 2008 che può causare il cancro della pelle, come spiega il sito dello Smithsonian che riprende lo studio.[1]
Pidocchi possono offrire anche informazioni ambientali
I ricercatori infine hanno scoperto che diverse caratteristiche della “colla” delle stesse lendini, come la distanza dal capello, possono poi essere usate per ottenere importanti informazioni anche non inerenti il soggetto, come le condizioni ambientali che c’erano al momento della morte.
In tal senso lo studio ha una valenza molto importante: il materiale genetico come quello che si può conservare per millenni all’interno della “colla” prodotta dai pidocchi femmine per far attaccare le uova sulle teste degli esseri umani, infatti, può arrivare ad offrire importanti informazioni addirittura anche sulle migrazioni umane, come spiega David Reed, biologo del Florida Museum of Natural History non coinvolto nello studio.
I metodi del team
In particolare i corpi sottoposti a mummificazione, un’operazione che è appartenuta diverse culture in varie parti del mondo, possono conservare molte tracce relative ai pidocchi, sia sulla testa che sul loro abbigliamento oppure sui manufatti. Con metodi di analisi come quelli utilizzati dai ricercatori del team della Perotti si potrebbero ottenere in futuro informazioni non solo collegabili ad una persona specifica, come spiega la stessa Perotti, ma anche a gruppi umani e a eventi storici o ambientali apparentemente non collegabili.