
Rifarsi agli “anelli” dei tronchi degli alberi per raccogliere determinate informazioni fa parte di molti degli approcci dei botanici ma ora un nuovo studio, apparso su Nature Communications, condotto da vari scienziati delle università della Columbia, di Harvard e dell’ETH di Zurigo, mostra che le informazioni che si possono ricavare attraverso nuovi e innovativi metodi di analisi dagli anelli degli alberi possono rivaleggiare, a livello qualitativo, con quelle raccolte da a strumenti high-tech come satelliti, rilevatori di sostanze come l’anidride carbonica o modelli informatici.
Esaminare gli anelli degli alberi è un po’ come guardare indietro nel tempo. Ad esempio si possono acquisire dati relativi non solo a decenni ma addirittura a secoli riguarda la storia di quell’albero e della foresta cui appartiene. Secondo i ricercatori di questo studio, si possono inoltre acquisire dati preziosi e molto validi a livello qualitativo e temporale riguardanti lo stoccaggio del carbonio e quindi il cambiamento climatico nelle foreste.
Secondo i ricercatori, analizzando le molecole di carbonio e di ossigeno memorizzate negli anelli, si possono confrontare i dati relativi alla produzione forestale di composti organici dalla CO2 con le stime dei satelliti, e le stesse stime sembrano abbastanza simili.
Laia Andreu Hayles, ricercatrice della Columbia University e una delle autrici dello studio, dichiara: “Il nostro metodo ha dimostrato che la produzione di una foresta può essere stimata utilizzando le informazioni di soli cinque alberi. Gli isotopi stabili misurati negli anelli degli alberi sono estremamente sensibili al rilevamento dell’umidità.”
E più specie si includono nelle analisi, più si possono ottenere modelli climatici storici validi.
Questi risultati, secondo i ricercatori, rappresentano un’importante svolta per la stima della variabilità interannuale e dei cambiamenti a lungo termine nella produttività terrestre alla scala del bioma.