Un gruppo di ricercatori del Trypanosome Research Group dell’Università di Bristol ha analizzato, con un nuovo microscopio elettronico a scansione e ad alta potenza, la modalità con cui la mosca tse-tse africana esegue il morso.
Si tratta di una ricerca che può, tra l’altro, chiarire quali malattie questo animale può far contrarre agli esseri umani (tra cui è da citare la cosiddetta malattia del sonno).
Quello che più è interessante, tuttavia, di questa ricerca è proprio la modalità con cui questa mosca riesce a mordere. La mosca riesce a masticare letteralmente la pelle strappando i delicati capillari di sangue sottocutanei con quelli che possono essere definiti come veri e propri denti aguzzi ed affilati.
E, una volta eseguito il morso, per interrompere la fuoriuscita di sangue la mosca emette una saliva contenente anticoagulante nella ferita attraverso una sorta di piccola e microscopica proboscide (vedi immagine sopra).
La ricerca, pubblicata sulla rivista Parasites & Vectors, è stata condotta dalla professoressa Wendy Gibson secondo cui si tratta in ogni caso di una scoperta inaspettata soprattutto per quanto riguarda la particolare struttura di questa sorta di proboscide che emette la saliva anticoagulante.
Può vantare una formidabile struttura di “denti” abbastanza affilati, difficile da vedere in quella che è pur sempre una mosca. Proprio per questo secondo la scienziata non c’è da stupirsi poi tanto del fatto che il morso della mosca tse-tse faccia male.