Anche gli anemoni di mare, animali marini strettamente correlati ai coralli, sono vittime delle cosiddette microplastiche, piccoli frammenti di plastica che inquinano gli oceani e i mari di tutto il mondo.
Una nuova ricerca, pubblicata su Environmental Pollution, mostra come questi animali ingeriscono microplastiche, in particolare quelle che si staccano dopo aver lavato indumenti sintetici e quelle che si staccano dalle attrezzature marittime come le corde e le reti dei pescatori.
Inquinamento plastico dei mari
Il problema dell’inquinamento plastico nei mari è serio: negli ultimi anni sempre più ricerche stanno sottolineando quanto grave possano essere questi piccoli pezzettini di plastica che vengono ingeriti da numerosi animali marini, finanche dai pesci o dai molluschi di cui ci cibiamo.
I ricercatori Manoela Romanó de Orte, Sophie Clowez, e Ken Caldeira del Carnegie Institution for Science, hanno prelevato vari anemoni di mare, alcuni “sbiancati”, altri no.
Che cos’è lo sbiancamento in alcuni animali marini
Lo sbiancamento è un processo che si verifica in diversi animali marini con l’aumentare delle temperature; è un processo che fa perdere le alghe simbiotiche che si trovano nel corpo degli animali, per esempio dei coralli o degli anemoni di mare, organi molto importanti perché forniscono loro sostanze nutritive.
Esperimenti sugli anemoni di mare
I ricercatori hanno eseguito vari esperimenti in laboratorio sugli anemoni di mare introducendo nel loro ambiente tre diversi tipi di microfibra: nylon, poliestere e polipropilene.
Se queste plastiche venivano inserite da sole, solo il nylon veniva consumato dagli anemoni e solo da un quarto di essi. Tuttavia quando queste microfibre venivano inserite nell’acqua con piccoli crostacei del genere Artemia, l’80% degli anemoni sbiancati e non sbiancati ingerire a tutte e tre le tipologie di microfibre mescolate con i gamberetti.
Ciò suggerisce che, in un ambiente naturale, anemoni, così come coralli, sono continuamente soggetti ad ingerimento di microfibre plastiche, in particolare con l’aumentare delle temperature perché hanno maggiori probabilità di mangiare e quindi anche di ingerire oggetti estranei.