
Esiste gruppi di batteri che possono essere di fondamentale aiuto per i funghi e per le piante onde acquisire i nutrienti dal suolo, essenziali per la loro sopravvivenza. È la scoperta fatta da un gruppo di scienziati del Boyce Thompson Institute (BTI). Questa scoperta, secondo il comunicato emesso dallo stesso istituto, potrebbe essere utile per ideare nuovi metodi ecologici per rendere il suolo migliore per i raccolti e diminuire l’utilizzo dei fertilizzanti tradizionali.
Nello specifico i ricercatori hanno scoperto che due specie di funghi micorrizici arbuscolari, ossia funghi che stabiliscono relazioni con le radici delle piante, sono caratterizzati dalla presenza di colonie di batteri che vivono lungo alcune sue strutture a filamento denominate ife. Proprio tramite queste strutture lunghe i funghi possono estendersi lontano dalla pianta e raggiungere il terreno. I ricercatori hanno scoperto che queste comunità di batteri risultano molto simili a quelle del suolo circostante.
Secondo Maria Harrison, una delle scienziate impegnate nello studio, questo significa che le ife dei funghi possiedono i propri microbiomi unici, così come molti organi o aree del corpo umano, a partire dall’intestino. Secondo la ricercatrice, tra le funzioni che questi batteri hanno c’è quella di acquisire fosfato dal suolo, un importante nutriente per i funghi ma anche per le piante.
I ricercatori hanno svolto i propri studi su due specie di funghi micorrizici arbuscolari, Glomus versiforme e Rhizophagus irregularis. Hanno coltivato questi funghi in tre tipologie diverse di terreno facendoli entrare in simbiosi con una pianta erbacea correlata alla pianta del grano, la Brachypodium distachyon.
Dopo 65 giorni, i ricercatori eseguivano sequenziamenti genici per capire quali batteri erano attaccati alle ife dei funghi, riscontrando una coerenza notevole nella composizione batterica con le comunità del suolo. “Prevediamo che alcuni di questi batteri liberino ioni fosforo nelle immediate vicinanze dei filamenti, dando al fungo le migliori possibilità di catturare quegli ioni”, riferisce la Harrison. “Imparare quali batteri hanno questa funzione potrebbe essere la chiave per migliorare il processo di acquisizione del fosfato dei funghi a beneficio delle piante”.