Così come nell’universo, anche nel DNA c’è una “materia oscura”, ossia sezioni ben nascoste all’interno della ben nota struttura ad elica, i cui scopi hanno sempre rappresentato per i genetisti e per gli scienziati in generale un dilemma, almeno fin da quando sono state scoperte più di 10 anni fa. Queste sequenze di DNA che restano perlopiù identiche generazione dopo generazione, sono state studiate per l’ennesima volta da un gruppo di ricercatori della Stanford university in California e questa volta qualche risultato è arrivato.
Secondo lo studio, pubblicato il 18 gennaio sulla rivista Cell, queste sezioni “nascoste” del DNA servirebbero a guidare lo sviluppo del cervello. La scoperta è stata fatta effettuando una comparazione tra il genoma umano con quelli di vari animali tra cui ratti e polli. Gli scienziati hanno scoperto che 481 sezioni di DNA risultavano molto simili, pressoché identiche, tra queste specie molto diverse tra loro. Si pensi che queste specie animali si sono evolute per centinaia di milioni di anni senza entrare per nulla in contatto e il fatto che ci siano sezioni praticamente identiche all’interno del DNA risulta perlomeno sorprendente considerando che il DNA stesso, per sua natura, varia, anche impercettibilmente, di generazione in generazione.
I genetisti hanno subito pensato ai geni che codificano le proteine, i quali subiscono poche mutazioni anche dopo migliaia e migliaia di generazioni. Nonostante queste sezioni “oscure” non servissero a codificare proteine, le funzioni erano molto simili.
Secondo Gill Bejerano, genomicista alla Stanford ed autore dello studio, queste sezioni di DNA risultano molto importanti per comprendere disturbi del cervello come ad esempio la malattia di Alzheimer, la demenza, l’epilessia ed altri disturbi di natura neurologica.