Andare in pensione più tardi rallenta declino cognitivo e contrasta Alzheimer

Credito: geralt, Pixabay, 2546107

Andare in pensione più tardi può essere positivo per contrastare il declino cognitivo secondo uno studio apparso su SSM Population Health.[2] Secondo i ricercatori del Max Planck Institute for Demographic Research (MPIDR), il beneficio non è tanto collegato a eventuali aumenti delle funzioni cognitive ma più che altro ad un vero e proprio rallentamento del declino cognitivo, in particolare quello legato all’età.

I ricercatori hanno scoperto che lavorare fino a 67 anni di età protegge dal deterioramento cognitivo, anche quello provocato dall’Alzheimer. E il collegamento sembra essere indipendente da fattori quali il livello di istruzione e il genere.
I ricercatori hanno usato i dati di 20.000 persone provenienti dagli Stati Uniti con un’età compresa tra i 55 e i 75 anni, persone che hanno lavorato tra il 1996 e il 2014.

Angelo Lorenti, uno dei ricercatori dell’istituto tedesco che ha realizzato lo studio, spiega che lui e i suoi colleghi hanno analizzato come i cambiamenti demografici possono interagire con le dinamiche sociali, in particolare quelle del mercato del lavoro.
Lui e i suoi colleghi, spiega Lorenti, sembrano dunque aver scoperto che i tentativi che i governi di vari paesi del mondo stanno facendo in relazione all’aumento dell’età pensionabile potrebbe in realtà avere una conseguenza positiva, anche se inaspettata e fortuita.

Il discorso riguarda soprattutto il contrasto all’Alzheimer, una delle malattie spesso legate all’età che si sta diffondendo di più causa l’invecchiamento sempre più avanzato della popolazione.
Lorenti ha lavorato con i colleghi Jo Mhairi Hale e Maarten J. Bijlsma, tutti ricercatori del MPIDR.

Note e approfondimenti

  1. MPIDR – Postponed Retirement Slows Cognitive Decline (IA)
  2. Does postponing retirement affect cognitive function? A counterfactual experiment to disentangle life course risk factors – ScienceDirect (IA) (DOI: 10.1016/j.ssmph.2021.100855)
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