
Esistono tanti animali velenosi, dalle rane ai serpenti per finire con gli insetti. Questi animali iniettano o introducono in qualche modo il veleno all’interno del corpo del predatore o della preda onde bloccarlo se non ucciderlo. Un animale velenoso resta tale per tutta la sua vita, o meglio la consistenza del veleno e la sua potenza difficilmente cambiano e comunque non sono direttamente regolate dall’animale stesso.
Questo è quello che succede almeno solitamente ma un gruppo di studio dell’Istituto di scienze biologiche della Hebrew University ha scoperto che una specie di anemone di mare riesce a cambiare, nel corso della sua vita, la consistenza e la pericolosità del veleno che inietta a seconda dell’ambiente in cui si trova e a seconda delle prede o dei predatori con cui sta avendo a che fare.
Pubblicata su eLife, la ricerca prende in considerazione il genere Nematostella, anemoni di mare della famiglia delle Edwardsiidae. Si tratta di un animale acquatico molto affine alla medusa che può arrivare ad essere lungo anche diversi cm. Una volta mature, queste anemoni catturano gamberetti o piccoli pesci per cibarsi utilizzando il proprio veleno iniettato nella preda attraverso tentacoli velenosi.
Tuttavia Yehu Moran, l’autore principale della ricerca, ha scoperto che quando questi animali acquatici si trovano allo stato di larve, ossia nella fase iniziale della propria esistenza, producono un veleno straordinariamente potente, più potente del veleno prodotto in età adulta. Quando un predatore si avvicina alla larva e la ingerisce, è costretto a sputarla subito proprio a causa delle tossine contenute nel veleno.
Durante la fase della gioventù, le stesse anemoni, oramai cresciute, modificano il proprio veleno adattandosi ad un nuovo stile di vita e producendo una tossina diversa, ottima per catturare piccole prede come pesciolini e gamberetti.
Spostandosi in altri ambienti in cui ci sono prede diverse e dovendo modificare la propria dieta, le stesse anemoni continuano poi a modificare le tossine presenti nel proprio veleno, e dunque la potenza di quest’ultimo, in base all’area in cui si trovano.
Moran è arrivato a questo risultato studiando il veleno dell’animale sin dalla sua età larvale, a differenza di tante altre ricerche che si concentrano perlopiù sulle tossine prodotte in fase adulta. Si tratta, ai fatti, della scoperta di nuovi composti a base di tossine che potrebbero forse risultare utile anche per nuovi farmaci.