Gli animali vertebrati caratterizzati da una durata dello sbadiglio più lunga hanno in media dimensioni del cervello maggiori secondo nuovo studio apparso su Communications Biology.[2]
I ricercatori, guidati dal biologo Jorg Massen dell’Università di Utrecht e da Andrew Gallup del Polytechnic Institute della State University of New York, hanno analizzato queste due caratteristiche di oltre 100 specie di mammiferi e uccelli.
Gli sbadigli non sono infatti una caratteristica solo umana. Si calcola che eseguiamo questa azione in media da 5 a 10 volte al giorno ma anche molti altri animali sembrano ricorrere a questo particolare comportamento. Contrariamente a quanto si pensi, lo sbadiglio non serve ad ossigenare il sangue ma, come recenti scoperte hanno mostrato, serve più che altro a raffreddare il cervello. Sbadigliando, infatti, si inala una quantità maggiore di aria fresca e si “stirano” i muscoli intorno alle cavità orali, come spiega lo stesso Gallup. In questo modo arriva più sangue freddo al cervello, qualcosa che sembra dunque essere una funzione termoregolatrice.[1]
In effetti diversi esperimenti hanno mostrato che la temperatura media del cervello comincia a scendere subito dopo aver sbadigliato. Altri esperimenti hanno mostrato che, se si mettono degli zaini freddi, ad esempio pieni di impacchi di ghiaccio, sulla testa sul collo, raramente si sbadiglia.
E i risultati di questo nuovo studio danno supporto a questa tesi: più grande è il cervello, più è attivo e più produce calore. Questo significa che un cervello più grande ha bisogno di uno sbadiglio più lungo per essere raffreddato a dovere.
I ricercatori hanno anche scoperto che i mammiferi tendono a sbadigliare più a lungo rispetto agli uccelli, probabilmente perché gli stessi mammiferi sono caratterizzati da una temperatura interna più alta rispetto a quella degli uccelli.