
L’effetto placebo può pesantemente limitare il trattamento con inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) nelle persone con ansia sociale. Lo stesso effetto può altresì influenzare i livelli di dopamina nel cervello, cosa che a sua volta influenza gli stessi risultati che si possono ottenere con i farmaci SSRI. [1] È la rilevante conclusione contenuta in uno studio pubblicato sulla rivista Translational Psychiatry,[2] e realizzato da ricercatori dell’Università di Uppsala.
Come spiega il comunicato stampa della stessa università svedese, lo studio mostra che gli effetti dei farmaci per i pazienti con aspettative molto alte riguardo al successo degli stessi farmaci era almeno quattro volte più alto rispetto ai pazienti invece avevano aspettative basse.[1]
Farmaci inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) ed effetto placebo
Gli SSRI possono essere considerati come trattamenti efficaci per la depressione e per l’ansia. Tuttavia, come spesso accade con farmaci che trattano depressione e ansia, l’effetto placebo può avere un ruolo che non può essere sottovalutato. In pratica se un paziente si aspetta di essere aiutato, sembra essere avvantaggiato, un fenomeno già conosciuto al mondo della ricerca medica.
Non è però ancora molto chiaro se le aspettative psicologiche usino lo stesso meccanismo che usano i farmaci SSRI all’interno del cervello, ossia se inibiscono la proteina che trasporta la serotonina. Potrebbero essere coinvolti ulteriori neurotrasmettitori. Proprio per chiarire questa questione i ricercatori dell’Università di Uppsala hanno svolto il nuovo studio ottenendo informazioni molto interessanti al riguardo.[1]
L’esperimento con l’escitalopram
I partecipanti con ansia sociale dovevano assumere la stessa dose di escitalopram,[1] un farmaco antidepressivo orale della classe degli SSRI usato soprattutto per trattare il disturbo depressivo maggiore e il disturbo d’ansia generalizzato.[3]
I pazienti però venivano divisi in due gruppi: metà di essi veniva accuratamente informata riguardo all’efficacia del farmaco e al suo funzionamento. Questi pazienti, dunque, si aspettavano un miglioramento delle loro condizioni.
Ad un’altra metà veniva invece riferita una storia di copertura: veniva detto loro che si trattava di una sostanza “placebo attiva” che poteva causare effetti collaterali simili a quelli degli SSRI ma che non ci si doveva aspettare un miglioramento del loro stato di ansia sociale.[1]
I risultati
I risultati mostravano che i soggetti del primo gruppo, quelli a cui erano state date informazioni vere e precise sul farmaco, rispondevano al trattamento quattro volte di più rispetto ai soggetti del secondo gruppo. Si tratta di risultati che mostrano chiaramente che le aspettative riguardo all’efficacia del farmaco influenzano, almeno in questo caso, nettamente l’esito del trattamento, come lascia intendere Olof Hjorth, uno dei ricercatori che ha realizzato lo studio.[1]
Effetto del farmaco sulla serotonina era lo stesso
I ricercatori hanno eseguito anche scansioni cerebrali con tomografia a emissione di positroni (PET) e si accorgevano che il farmaco aveva lo stesso effetto sulla serotonina (bloccando all’incirca l’80% dei trasportatori) in tutti e due i gruppi.
Secondo i ricercatori ciò significa che l’effetto del farmaco sui trasportatori della serotonina di per sé era lo stesso in tutti e due i gruppi e che la sola inibizione dei trasportatori della serotonina da sola non può bastare per ottenere miglioramenti riguardo al trattamento dell’ansia sociale. In pratica non bastano solo i farmaci.[1]
Differenza nello striato cerebrale
I ricercatori però una differenza la notavano: i pazienti del primo gruppo mostravano una disponibilità più bassa di trasportatori della dopamina in una zona del cervello denominata “striato”.[1] Si tratta di un’area che ha un ruolo per quanto riguarda i sistemi motori e quelli della ricompensa.[4] Secondo i ricercatori ciò può essere dovuto al fatto che le migliori aspettative influenzavano la secrezione di dopamina nei percorsi della ricompensa del cervello.[1]
Relazione tra medico e paziente molto importante
Secondo Tomas Furmark, uno dei ricercatori che ha guidato il team di studio, i risultati conseguiti da questa ricerca mostrano che la relazione tra il medico e i pazienti da sola può influenzare i livelli di dopamina e questo a sua volta può influenzare gli effetti del trattamento con i farmaci SSRI.[1]
Note e approfondimenti
- Expectations and dopamine can affect outcome of SSRI treatment | Uppsala University (IA)
- Expectancy effects on serotonin and dopamine transporters during SSRI treatment of social anxiety disorder: a randomized clinical trial | Translational Psychiatry (IA) (DOI: 10.1038/s41398-021-01682-3)
- Escitalopram – Wikipedia in inglese (IA)
- Striatum – Wikipedia in inglese (IA)