Api tornano a casa con proprio GPS costituito da specifici neuroni

Credito: phichaklim1, Pixabay, ID: 7081014

Le api sono tra gli insetti sociali più noti ma una delle caratteristiche che rendono questa specie di animale affascinante è la capacità di orientamento anche a grandi distanze. In particolare le api sono capaci di tornare al proprio nido anche dopo aver percorso notevoli distanze e sono capaci di farlo in linea retta, dunque senza seguire il percorso che hanno fatto all’andata. Fino ad ora, nonostante evidenti studi, poco è stato scoperto riguardo a ciò che accade nel cervello delle api in contesti del genere. Si ricorda che il cervello di questi insetti volanti è più piccolo di un grano di riso e dunque anche solo analizzarlo risulta alquanto difficile.

Una nuova ricerca, eseguita da diversi scienziati tra cui alcuni ricercatori dell’Università di Edimburgo, cerca di porre le basi onde chiarire in maniera definitiva il funzionamento del cervello delle api nel contesto del ritorno a casa.
I ricercatori hanno infatti scoperto alcuni neuroni specifici, che si trovano in una particolare zona del cervello dell’insetto denominata “complesso centrale”, i quali sono responsabili del sistema di navigazione, quasi un GPS, di cui le api sono dotate. Si tratta di una metodologia utilizzata da altri animali, non solo insetti volanti, spesso denominata “calcolo morto” o navigazione stimata. Q

uesti particolari neuroni servono ad un solo scopo: memorizzare tutti gli elementi in cui le api si imbattono durante il viaggio di andata onde creare una memoria per calcolare il percorso più diretto al ritorno. I ricercatori in particolare hanno studiato il cervello delle api delle foreste pluviali monitorandone la funzione nervosa tramite il collegamento di piccoli elettrodi alle teste delle ali. I dati sono poi stati inseriti in un computer per creare un modello digitale abbastanza dettagliato del cervello dell’insetto. Tra l’altro questo studio potrebbe risultare utile per creare nuovi algoritmi da innestare nei “cervelli” dei futuri robot che non richiedano l’installazione di supporti GPS.

Fonti e approfondimenti

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