
Un nuovo studio certifica ancora una volta i livelli allarmanti per quanto riguarda la velocità dello scioglimento del ghiaccio nell’Artico. Il nuovo studio, pubblicato su Heliyon, prende in considerazione i dati raccolti fino a settembre del 2018 (quindi non prende in considerazione i dati del 2019 e quelli di quest’anno). Solo in quell’anno si sciolsero quasi 10 milioni di km quadrati di ghiaccio marino, tutti nel corso dell’estate.
Al culmine di della stagione di scioglimento, ossia a luglio 2018, la velocità di scioglimento dell’Artico era di 105.500 chilometri quadrati al giorno. La fase drammatica di perdita di ghiaccio terminò poi alla fine dell’estate boreale, verso settembre, quando il ghiaccio marino si era ridotto ad 1/3 rispetto all’estensione durante l’inverno. Si tratta di un’area più grande dell’Islanda.
Questi dati confermano che, nel corso degli ultimi quarant’anni, la perdita della superficie ghiacciata marina è accelerata ad un tasso dello 12,8% ogni 10 anni, circa 82.300 km quadrati ogni anno, come spiega Avinash Kumar, uno scienziato della National Center for Polar and Ocean Research (NCPOR), India.
“Nell’estate del 2018, la perdita di ghiaccio marino è stata tre volte superiore alla perdita riportata all’inizio dell’era del satellite”, spiega lo stesso Kumar. “Il nostro studio mostra che negli ultimi dodici anni si sono verificati sia l’estensione minima del ghiaccio marino sia i record più caldi di settembre.”
Settembre del 2018, infatti, fu tre volte più caldo del settembre del 1979.
Si tratta di un tasso di velocità enorme, quello del 13% ogni 10 anni. Se dovesse continuare, come spiega lo stesso Kumar, l’Artico risulterebbe privo di ghiaccio entro trent’anni.
E non si tratterebbe, naturalmente, di impatti solo locali: le conseguenze si farebbero sentire in tutto il globo, anche alle latitudini più basse, e tra di esse a preoccupare di più sarebbero le condizioni meteorologiche estreme.