Artrite, sostanza presente in un fungo potrebbe portare a nuovi antidolorifici più efficienti

Cordyceps militaris che parassita il corpo di una processionaria del pino (Thaumetopoea pityocampa), (credito: Jose Ramon Pato, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons)

Una sostanza presente in un fungo che infetta di solito i bruchi potrebbe rappresentare un’alternativa per quanto riguarda il trattamento dell’osteoartrite e in generale possibili nuove terapie per chi soffre di artrosi. La ricerca, pubblicata su Scientific Reports, parla di un composto, denominato cordicepina, isolato dal fungo Cordyceps militaris, un piccolo fungo lungo poco meno di 1 cm che è solito svilupparsi all’interno del corpo di larve di lepidotteri.
Gli scienziati dell’Università di Nottingham confermano che questo composto riesce a bloccare le infiammazioni tramite un processo denominato poliadenilazione.

La cordicepina è un composto naturale che si può estrarre da questo fungo già famoso nell’estremo oriente per le sue proprietà medicinali. Tuttavia, diversamente da altri antidolorifici tradizionali che trattano le infiammazioni, la cordicepina “influenza l’ultimo passaggio di un RNA messaggero, la poliadenilazione”, come specifica Cornelia De Moor della School of Pharmacy dell’Università di Nottingham che ha condotto lo studio.
Questa sostanza potrebbe rivelarsi fondamentale per la creazione di una intera nuova classe di antidolorifici anche se al momento la strada per la creazione di un medicinale risulta ancora molto lunga.

Fonti e approfondimenti

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