
È stata una scoperta casuale effettuata grazie alla sonda MESSENGER della NASA quello di un gruppo di ricerca che ha pubblicato un nuovo studio su Nature Astronomy. Questa sonda ha orbitato in intorno a Mercurio per vari anni ed ha funzionato correttamente raccogliendo tantissimi dati riguardo il pianeta più vicino al Sole.
Tuttavia i ricercatori, rovistando tra i dati che ha collezionato nel corso degli anni, hanno trovato importanti informazioni riguardanti un pianeta che non era oggetto della missione, ossia Venere.
La sonda MESSENGER dovette infatti avvicinarsi al pianeta Venere per essere “lanciata” verso Mercurio ed è proprio durante questo avvicinamento che gli ingegneri da Terra colsero l’occasione per testare gli strumenti della sonda per raccogliere qualche dato riguardante e Venere prima di poter usare gli stessi strumenti su Mercurio sei mesi dopo.
Nel team che operò durante questa breve fase sperimentale c’era anche David Lawrence, fisico nucleare del Johns Hopkins Applied Physics Laboratory (APL).
Lawrence era in particolare l’addetto all’utilizzo dello spettrometro di neuroni della sonda, uno strumento per rilevare i neutroni liberati nello spazio dai raggi cosmici. Questi neutroni si scontrano con le molecole nell’atmosfera di Venere così come sulla superficie dello stesso pianeta. Lawrence tentò di raccogliere qualche dato solo per verificare il funzionamento dello strumento, scopo che effettivamente fu raggiunto.
Tuttavia eseguendo simulazioni al computer e confrontando queste con i dati raccolti dalla sonda, i ricercatori hanno notato un alto livello di concentrazione di azoto nelle nuvole superiori dell’atmosfera venusiana, a circa 50 km di altezza. I ricercatori non sono sicuri delle cause di questa notevole presenza di azoto a questa quota così alta.
“Molti scienziati sembravano sorpresi che fosse qualcosa che valeva la pena indagare”, spiega Patrick Peplowski, altro fisico nucleare dell’APL impegnato nello studio. “L’idea che ci sia una maggiore concentrazione di azoto nell’atmosfera superiore rispetto a quella inferiore era al di fuori del raggio di pensiero delle persone.”
Secondo i ricercatori questi risultati mostrano che gli scienziati devono usare molta cautela quando si analizzano le atmosfere degli altri pianeti, soprattutto quelli extrasolari che sono ben più lontani di quelli che abbiamo nel sistema solare, perché a volte possono giungere con troppa facilità a conclusioni riguardanti le loro caratteristiche.
Approfondimenti
- Chemically distinct regions of Venus’s atmosphere revealed by measured N 2 concentrations | Nature Astronomy (IA) (DOI: 10.1038/s41550-020-1079-2)