
Il metabolismo del ferro, in particolare nel cervello e nei muscoli, può essere favorito dall’esercizio fisico regolare secondo uno studio pubblicato sull’International Journal of Molecular Sciences.[2] Un metabolismo del ferro nel cervello che non funziona a dovere e il relativo accumulo di ferro possono essere infatti a collegati a maggiori sintomi legati all’invecchiamento e all’Alzheimer, come spiega il comunicato dell’Università della Finlandia Orientale i cui i ricercatori hanno realizzato il nuovo studio. Lo studio è stato realizzato da un team guidato da Katja Kanninen, professoressa presso il laboratorio di neurobiologia della suddetta università finlandese.[1]
Come spiega lo stesso comunicato, i motivi per i quali queste disfunzioni relative all’accumulo del ferro sono collegati all’Alzheimer e all’invecchiamento rimangono però ancora poco chiari.
Probabilmente un collegamento risiede nel fatto che il ferro e il relativo accumulo con conseguente infiammazione possono avere un effetto sulla sintesi dell’epcidina, la proteina regolatrice del ferro.
I ricercatori si sono interessati in particolare alla citochina interleuchina-6 (IL-6), la proteina responsabile dell’infiammazione che tra l’altro ha un ruolo anche nella diafonia cervello-muscolo e nella sintesi della stessa epcidina nel cervello. [1]
I ricercatori hanno fatto esperimenti su topi selvatici e su topi transgenici con malattia equiparabile all’Alzheimer umano. Hanno quindi analizzato gli effetti dell’attività fisica regolare sull’omeostasi del ferro scoprendo che l’esercizio fisico regolare modulava l’accumulo di ferro e il traffico dello stesso ferro sia nel cervello che nei muscoli scheletrici. Inoltre riportavano una diminuzione dell’epcidina corticale.
Secondo i ricercatori questi risultati suggeriscono che l’IL-6 è importante nella modulazione dell’epcidina e quindi nella modulazione del ferro cerebrale indotta dall’esercizio.[1]