
L’idea che gli autori delle pitture rupestri, sorprendentemente simili in aree tra le più diverse del mondo, spesso facessero uso di composti psicoattivi che spingevano il cervello verso determinati schemi di disegno è abbastanza comune ma non sono mai state trovate prove definitive al riguardo. Un nuovo studio eseguito da ricercatori che hanno analizzato le pareti della Pinwheel Cave, una caverna nel sud della California, 80 chilometreranno Anders di Santa Barbara, tende a supportare quest’idea.
Questa grotta 500 anni fa e più veniva utilizzata dai nativi americani per creare pitture sui muri e la stessa caverna prende il nome dal più noto disegno, una sorta di girandola rossa presente sul soffitto. Secondo alcuni ricercatori, in particolare questo disegno rappresentava un fiore psicoattivo del genere di piante Datura. Il fiore di questa pianta, infatti, contiene degli alcaloidi, tra cui scopolamina e atropina, che sono considerati enteogeni, ossia sostanze psicoattive con effetti psichedelici o allucinogeni.
Evidentemente coloro che eseguivano questi disegni le utilizzavano durante riti spirituali e questa probabilmente era un’usanza anche del popolo Chumash della California meridionale, come spiega Jim Adams, un farmacologo dell’Università della California Meridionale esperto di cerimonie sacre dei Chumash.
Nel nuovo studio, pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences, i ricercatori riportano i risultati delle analisi di alcuni resti masticati di materiali vegetali trovati nella grotta. Queste piccole poltiglie, conosciute anche come quid, venivano spinte nelle fessure delle grotte. Ora i ricercatori, tramite nuove strumentazioni chimiche e di microscopia elettronica, sono riusciti ad estrarre il DNA di questi quid e ad identificare la presenza di resti della pianta Datura, cosa che conferma che gli artisti e disegnatori delle grotte utilizzavano questa sostanza psichedelica.
“Abbiamo trovato la pistola fumante di allucinogeni in un sito di arte rupestre”, spiega David Robinson, archeologo dell’Università del Lancashire Centrale, uno degli autori dello studio.
Inoltre i ricercatori hanno scoperto resti di punte di freccia, di strumenti per mangiare e di avanzi di cibo, cosa che contraddice l’idea che abbiamo dello sciamano solitario che, dopo aver assunto sostanze allucinogene, si isola nella grotta e si mette a disegnare sui muri e sulle pareti.
“Il dipinto… rappresenta la pianta che causa l’esperienza allucinogena, non la visione causata dalla pianta”, spiega lo stesso Robinson. Secondo lo scienziato con questi disegni i nativi non veneravano dei o altre situazioni ma veneravano la stessa pianta.