Babbuini utilizzabili per testare terapie di contrasto a malattie neurodegenerative come Alzheimer

Una delle fasi degli esperimenti condotti da ricercatori (credito: Aging, Impact Journals, LLC | Doi: 10.18632/aging.103272)

I babbuini potrebbero essere molto utili come modelli per testare le terapie e in generale gli interventi per contrastare le malattie neurodegenerative umane, tra cui l’Alzheimer allo stadio iniziale e le demenze collegate.
Gli scienziati credono, infatti, che il forte declino e cognitivo che hanno individuato nei babbuini quando superano l’età di 20 anni possa essere equivalente al declino che si può notare in diversi essere umani quando superano i sessant’anni.

“Questa è la prima volta che è stato segnalato un modello naturale per l’Alzheimer in fase iniziale. Questo modello potrebbe essere rilevante per testare farmaci promettenti, per capire meglio come e perché si sviluppa la malattia e per studiare le aree del cervello colpite al fine di determinare come possiamo influenzare questi percorsi”, spiega Marcel Daadi, che ha guidato il team di ricercatori che ha effettuato lo studio, pubblicato su Aging .

In effetti, come spiegano gli stessi ricercatori, umani e primati non umani condividono alcune caratteristiche simili per quanto riguarda i cambiamenti che avvengono con l’avanzare dell’età, soprattutto per quanto riguarda l’espressione genica e il declino delle funzioni neurali nonché immunitarie.
I ricercatori hanno effettuato esperimenti su due gruppi di babbuini divisi in base all’età eseguendo su di loro test cognitivi.

Scoprivano che i babbuini più anziani mostravano un rallentamento sostanziale delle prestazioni nei test per l’attenzione, per l’apprendimento per la memoria, similmente ai test che vengono effettuati sugli esseri umani che mostrano che, superati i sessant’anni, ci possono essere cali della funzione e della cognizione dei sistemi cerebrali.

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