Bambini imparano a riconoscere suono del parlato ancor prima di nascere

Il sistema uditivo del feto risulta già funzionale negli ultimi tre mesi di gravidanza e proprio in questi tre mesi si sviluppano le regioni specifiche del linguaggio. In base a questo assunto, un gruppo di ricercatori dell’Università medica di Vienna, guidati da Lisa Bartha-Doering, esperta di neurolinguistica, ha effettuato delle sperimentazioni e ha scoperto che i neonati sono in grado di discriminare tra i suoni che rappresentano il parlato umano e i suoni che non sono generati dalla voce umana già al primo giorno di nascita.

Questo significa che bambini hanno già per certi versi imparato a distinguere i primi suoni relativi al parlato umano già quando si trovano nell’utero. E proprio quello che dovrebbe rappresentare un ostacolo per l’udito, ossia il liquido amniotico in cui sono immersi che rende a “ovattato” il suono del parlato, si rivela un vantaggio secondo i ricercatori.
Questo “filtraggio” naturale dei suoni del parlato attraverso il liquido amniotico giocherebbe infatti un ruolo importante, tanto che le ultime settimane della gravidanza possono influenzare anche l’acquisizione del linguaggio da parte del bambino nei mesi successivi alla nascita.

Si tratta di un’attività cerebrale precoce che i ricercatori hanno misurato utilizzando la tecnica della spettroscopia nel vicino infrarosso funzionale (fNIRS). Tramite questa tecnica hanno individuato e misurato i cambiamenti di ossigenazione nella corteccia del cervello del bambino nel momento in cui riconosce il linguaggio umano.

Durante gli esperimenti, la scienziata e i suoi colleghi hanno scoperto che i bambini nati pretermine non potevano discriminare tra i suoni del parlato e quelli non inerenti al parlato. Inoltre non mostravano una specializzazione funzionale delle regioni del cervello responsabili della parola.
Questo perché, secondo i ricercatori, non hanno potuto trascorrere le ultime, cruciali settimane prima della nascita nell’ambiente naturale all’interno del corpo della madre.

Questa ricerca, tra le altre cose, sottolinea quanto siano importanti gli ambienti in cui vivono le madri durante le ultime settimane di gravidanza: ambienti nei quali la madre stessa parla spesso con altre persone potrebbero infatti facilitare l’elaborazione mentale del parlato da parte dei bambini una volta nati.

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