
I CDC statunitensi hanno inoltrato una comunicazione che conferma la causa della morte di un bambino in Nebraska: è rimasto infettato da un ameba “mangia cervello”, una della specie Naegleria fowleri. Lo riferisce anche un articolo sul sito della CNN che cita anche un epidemiologo che lavora nello Stato del Nebraska, Matthew Donahue.
Il caso del bambino morto
L’età del bambino non è stata comunicata ma si sa che è morto durante questa settimana. Il fatto è avvenuto nella contea di Douglas perché la comunicazione è partita dal Dipartimento sanitario locale. Come riferisce la stessa CNN, l’ameba Naegleria fowleri si trova di solito nei laghi e nei fiumi di acqua dolce. L’esposizione deve essere avvenuta quando il bambino ha fatto una nuotata l’8 agosto in un’area del fiume Elkhorn. I sintomi, tuttavia, sarebbero iniziati solo cinque giorni dopo. Il bambino è stato ricoverato in ospedale 48 ore dopo che i sintomi sono iniziati ed è molto diversi giorni dopo.[1]
Naegleria fowleri e meningoencefalite amebica primaria
L’ameba in questione, la specie Naegleria fowleri, può causare una malattia denominata meningoencefalite amebica primaria, come afferma il comunicato della Dipartimento sanitario del Nebraska. Si tratta di una infezione celebrale. L’ameba può introdursi attraverso il naso e poi può raggiungere il cervello. Si tratta di casi molto rari e nella maggior parte dei casi l’infezione risulta fatale, spiega il comunicato.[1]
Altri casi
Un evento simile era accaduto già nello stato dell’Iowa a luglio. Una persona che aveva visitato una spiaggia locale è morta dopo essere stata infettata dalla Naegleria fowleri e ancora a settembre dell’anno scorso un bambino del Texas era morto in un parco acquatico pubblico.[1]
Modo per prevenire l’infezione
Donahue spiega che le infezioni da Naegleria fowleri identificate ogni anno vanno da 0 a 8 casi. Le infezioni di solito avvengono nel periodo tra luglio e settembre, quando le acque sono più calde. Un modo per prevenire l’infezione causata da questa ameba è quella di limitare la quantità di acqua che entra nel naso, riferisce ancora Donahue.[1]