
Il batterio Shewanella oneidensis respira in maniera anaerobica all’interno di composti metallici solforati elaborando l’ossigeno. Durante questo processo produce interessantissimi materiali come sottoprodotto, tra cui il disolfuro di molibdeno, un materiale che può rilevarsi molto utile nel settore dell’elettronica in quanto in grado di trasferire gli elettroni.
È questo l’oggetto di uno studio pubblicato su Biointerphases e realizzato da un team di ricercatori del Rensselaer Polytechnic Institute.
Il modo con il quale questo batterio respira risulta molto interessante per gli scienziati, come lascia intendere Shayla Sawyer, professore di ingegneria elettrica, di informatica e dei sistemi presso il Rensselaer, nonché uno degli autori dello studio, condotto da James Rees.
Se si riesce non solo capire ma anche a controllare come questi batteri producono questi utili materiali come sottoprodotto della respirazione, potrebbero aprirsi nuove porte per l’approvvigionamento di questi stessi materiali onde utilizzarli nell’elettronica o anche per l’utilizzo diretto degli stessi batteri.
In particolare i ricercatori prevedono lo sviluppo di una nuova generazione di sensori, da impiegare per esempio in laghi ed altri corpi idrici. Dato che le firme elettroniche di questi batteri possono essere mappate e monitorate, le biopellicole che compongono possono quindi essere utilizzate anche come “sensori viventi” per rilevare eventuali sostanze in un ecosistema acquatico. Ciò, per esempio, sarebbe utilissimo per capire le fioriture di alghe dannose o altri problemi relativi alla qualità dell’acqua.
L’aspetto più interessante di questo batterio, comunque, sta nel fatto che riesce a produrre dei ‘nanofili’ in grado di trasferire elettroni, una cosa che si presta alla connessione a dispositivi elettronici che sono già stati realizzati”, come spiega Sawyer.