
Sappiamo da tempo che esiste una forte connessione tra l’intestino e il cervello tanto che nel corso degli ultimi venti anni diverse ricerche hanno scoperto, per esempio, legami tra i disturbi autoimmuni e diverse condizioni psichiatriche.
Il forte sospetto è che il microbioma intestinale, ossia l’insieme di tutti batteri che vivono nei vari tratti del nostro intestino, influenzi fortemente la salute del cervello ma questo rapporto è fondamentalmente sconosciuto.
Un nuovo studio, condotto dagli scienziati del Weill Cornell Medical College fornisce nuove intuizioni riguardo ai processi cellulari molecolari che sono alla base della comunicazione tra gli stessi microbi nell’intestino e le cellule cerebrali.
Come spiega David Artis, direttore del Jill Roberts Institute for Research in Inflammatory Bowel Disease e professore di immunologia, questa ricerca rappresenta una sorta di percorso iniziale per comprendere “l’intero quadro” riguardo alle condizioni gastrointestinali croniche che influenzano la salute mentale e finanche il comportamento.
I ricercatori si sono avvalsi di esperimenti effettuati sui topi per capire i cambiamenti che avvengono nelle cellule cerebrali quando il microbioma intestinale comincia ad esaurirsi. I ricercatori hanno infatti ridotto le popolazioni microbiche negli intestini dei topi tramite degli antibiotici. Questi topi mostravano capacità molto ridotte nell’apprendimento, ad esempio nell’apprendere che un pericolo o una minaccia non era più presente.
Analizzando la microglia del cervello dei topi, i ricercatori scoprivano un’espressione genica alterata in queste cellule che influenzava il collegamento tra le cellule cerebrali nel corso dei processi dell’apprendimento.
Inoltre nei topi con un quantitativo minore di batteri nell’intestino si potevano notare modifiche nelle concentrazioni di diversi metaboliti collegati a vari disturbi neuropsichiatrici che occorrono anche negli umani, come la schizofrenia o l’autismo.
“La chimica del cervello determina essenzialmente come ci sentiamo e rispondiamo al nostro ambiente, e le prove stanno mostrando che le sostanze chimiche derivate dai microbi intestinali svolgono un ruolo importante”, dichiara Frank Schroeder, professore al Boyce Thompson Institute ed uno degli autori dello studio.
Questo studio conforma l’esistenza di forte collegamento tra l’intestino il cervello e come questo stesso collegamento influenzi la nostra vita giorno per giorno e solo ora si sta iniziando a capire come l’intestino stesso, o meglio i batteri al suo interno, possono influenzare finanche malattie come l’autismo, il Parkinson e la depressione.
Magari in futuro si potranno identificare nuovi obiettivi per il trattamento di queste malattie, come lascia intendere Conor Liston, professore associato di neuroscienze nel Feil Family Brain & Mind Research Institute ed altro autore dello studio.