
I collegamenti tra l’autismo e le differenze nel microbioma intestinale osservate da diversi studi nei soggetti autistici sono probabilmente da ricondurre solo a preferenze dietetiche, di solito più ristrette nei soggetti autistici. Le differenze stesse, quindi, non dovrebbero essere considerate una causa dell’autismo[1] secondo un nuovo studio apparso sulla rivista Cell.[2]
Alcune ricerche, infatti, avevano suggerito che la diversa composizione del microbioma intestinale, ossia dei batteri e in generale delle colonie di microrganismi che vivono nell’intestino, dei soggetti autistici poteva essere considerata come una delle cause dei disturbi dello spettro autistico.
Analizzate feci di 247 bambini
Jacob Gratten, ricercatore di Mater Research che ha collaborato con l’Università del Queensland, spiega che lo studio che ha condotto insieme ai suoi collaboratori è uno dei più grandi realizzati fino ad oggi sul tema. Lo studio si avvale delle tecniche di sequenziamento di nuova generazione per analizzare le specie microbica nell’intestino tramite campioni di feci prelevati da 247 bambini con un’età compresa tra i due e i 17 anni. Dei campioni, 99 erano stati prelevati da bambini con un disturbo dello spettro autistico, 51 da loro fratelli senza disturbi dello spettro autistico e 97 da bambini non imparentati e senza disturbi dello spettro autistico. Tutti i soggetti provenivano dall’Australia.[1]
Prove molto limitate del collegamento tra microbioma intestinale e autismo
Tramite sequenziamento metagenomico i ricercatori hanno analizzato l’intero genoma delle specie microbiche per una rappresentazione molto più accurata, rispetto ad altre ricerche precedenti simili, della composizione del microbioma.
In base alla dieta e ad altri fattori, i ricercatori trovavano prove molto limitate dell’eventuale collegamento tra l’autismo e il microbioma intestinale.[1]
Collegamento tra autismo e preferenze della dieta molto più forte
Trovavano però prove molto più forti tra l’autismo e la dieta portata avanti da bambini. Di solito quest’ultima, nei soggetti autistici, risultava meno varia e meno diversificata e la qualità alimentare in generale risultava inferiore.
In sostanza, come spiega Chloe Yap, studentessa laureata che ha collaborato con Gratten, i risultati supportano l’idea che l’autismo sia alla base di preferenze dietetiche limitate. Ciò, a sua volta, provoca la diversità del microbioma riscontrata dagli altri studi.[1]