Il microbioma nasale svolge un ruolo fondamentale per la nostra salute, con alcuni batteri che ci proteggono o ci mettono in pericolo. Secondo uno studio pubblicato su The ISME Journal, [1] i ricercatori hanno scoperto che i batteri nel nostro naso si impegnano in interazioni complesse, soprattutto a causa del ferro limitato disponibile in questo ambiente. Questa ricerca fa luce sulle dinamiche tra batteri utili e dannosi, aprendo potenzialmente nuove strade per trattamenti probiotici che prendono di mira i germi pericolosi senza fare affidamento sugli antibiotici.
La lotta del ferro nel naso
Lo studio rivela che il ferro è una risorsa scarsa nella cavità nasale e i batteri devono lottare per accedervi. Il sistema immunitario limita la disponibilità di ferro per scoraggiare i batteri nocivi, costringendoli a sviluppare strategie uniche per sopravvivere. Ad esempio, lo Staphylococcus aureus, un batterio nasale comune ma potenzialmente pericoloso, produce molecole che legano il ferro chiamate siderofori per catturare il nutriente. Tuttavia, altri batteri nasali possono sfruttare questi siderofori, condividendoli con lo S. aureus o rubandoli per uso proprio.
Relazioni batteriche complesse
Le interazioni tra i batteri nasali sono complesse. Alcuni batteri cooperano con lo S. aureus, condividendo i loro siderofori, mentre altri agiscono come pirati, rubando queste molecole e impedendo allo S. aureus di prosperare. Questa guerra microbica può influenzare significativamente se lo S. aureus, compresi i suoi ceppi resistenti agli antibiotici, può o meno stabilirsi nella cavità nasale. Lo studio evidenzia come alcuni batteri possano creare un ambiente ostile per lo S. aureus bloccando il ferro, inibendone così la crescita.
Potenziale per lo sviluppo dei probiotici
I ricercatori suggeriscono che la comprensione di queste interazioni batteriche potrebbe portare a trattamenti innovativi per prevenire le infezioni. Promuovendo i batteri che ostacolano lo S. aureus tramite furto di ferro o altri mezzi, potrebbe essere possibile ridurre la prevalenza di questo pericoloso patogeno in ambito ospedaliero, dove rappresenta un rischio significativo per la salute.