Batteri resistenti agli antibiotici, è in arrivo la svolta?

Abbiamo più volte accennato all’enorme problema che riguarda gli antibiotici: sono sostanze certamente utilissime di cui praticamente non si può fare a meno, questo nessuno lo mette in dubbio. Tuttavia il loro utilizzo su larga scala sta provocando dei danni forse inattesi solo fino a qualche decennio fa.
I batteri, così come tutti gli altri esseri viventi, si evolvono e se trovano delle difficoltà, come quella che può essere rappresentata da un antibiotico, tentano di superarle sfruttando proprio le modifiche genetiche casuali alla base dell’evoluzione stessa. Nulla di nuovo sotto il profilo evoluzionistico ma un bel problema in termini di cura di diverse patologie e malattie.

Quando un antibiotico diventa inutile, di solito se ne sviluppa un altro diverso o più potente. Ma se si potesse rendere un batterio resistente ad una determinato antibiotico di nuovo suscettibile a questo farmaco?
È la domanda che si sono posti alcuni ricercatori dell’NTU Singapore che sono riusciti a sviluppare un peptide sintetico che rende i batteri resistenti, anche a più antibiotici, di nuovo suscettibili a questi stessi antibiotici

Si tratta di un peptide antimicrobico, denominato CSM5-K5, basato sul chitosano, uno zucchero che si trova nei gusci dei crostacei. Questo zucchero, a livello strutturale, assomiglia molto alla parete cellulare batterica e proprio per questo il peptide può incorporarsi nei batteri stessi causando alla fine dei difetti nella loro parete e nella loro membrana, difetti che alla fine uccidono gli stessi batteri.
I ricercatori hanno svolto esperimenti inserendo il peptide su colonie di batteri presenti su ferite di topi: il peptide uccideva almeno il 90% dei batteri in 4-5 ore.

Infine i ricercatori hanno svolto esperimenti aggiungendo il CSM5-K5 agli antibiotici per i quali i batteri avevano sviluppato resistenza. In questo caso ottenevano risultati ancora migliori e riuscivano ad uccidere più batteri rispetto al primo caso, quello in cui il CSM5-K5 era stato usato da solo. Questo suggeriva che il peptide rendeva i batteri di nuovo sensibili agli antibiotici.

“La sua potenza aumenta se usato con antibiotici, ripristinando nuovamente la sensibilità dei batteri ai farmaci”, spiega Kimberly Kline, ricercatrice del Singapore Center for Environmental Life Sciences Engineering (SCELSE) dell’NTU e autrice principale dello studio.
Gli stessi ricercatori hanno infine scoperto che i batteri sviluppavano, nel corso del tempo, poca o nessuna resistenza nei confronti del peptide. Questo significa che questo elemento può essere aggiunto agli antibiotici per renderli più potenti o di nuovo efficaci.

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