
Gli sforzi da parte dei ricercatori sparsi in tutto il mondo per migliorare l’efficienza delle batterie sono sempre più numerosi. Si cerca in particolare di risolvere i problemi in varie aree e regioni remote del mondo dove anche una semplice batteria, per non parlare delle prese elettriche, può essere vista come una chimera.
E ciò rappresenta un problema non di poco conto quando si parla di operatori sanitari che debbono disporre di elettricità sicura e continua per alimentare, per esempio, dispositivi diagnostici e biosensori.
Risultano, dunque, sempre più necessari batterie a basso costo nonché portatili. Uno nuovo studio, presentato al 256º National Meeting & Exposition della American Chemical Society (ACS), descrive una nuova batteria fatta sostanzialmente di carta e alimentata da batteri. La nuova batteria si adatta in particolare ai biosensori monouso.
Seokheun Choi e i suoi colleghi della State University di New York, Binghamton, hanno infatti presentato una nuova batteria da utilizzare in particolare per i biosensori fatta con sottili strati di metalli e di altri materiali collocati su una superficie fatta di carta.
Su quest’ultima hanno inserito degli exoelettrogeni, particolari batteri in grado di trasferire elettroni al di fuori delle loro cellule. Questi batteri producono elettroni per generare energia per se stessi ma, entrando in contatto con elettrodi esterni, possono alimentare la batteria.
Quest’ultima a sua volta può essere attivata con acqua o saliva nel giro di un paio di minuti, durante i quali il liquido rianima i batteri che cominciano a produrre elettroni alimentando poi un diodo ad emissione luminosa.
Questa nuova batteria di carta è usa e getta e vanta una durata di circa quattro mesi anche se gli stessi ricercatori stanno lavorando per migliorarne proprio la durata nonché le prestazioni generali.
Fonti e approfondimenti
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