
Pericolosi batteri che possono introdursi e poi nascondersi all’interno delle cellule umane possono essere eliminati tramite nanoparticelle create in laboratorio: è questo il riassunto di un progetto portato avanti da ricercatori dell’Università di Southampton.
La tecnologia creata dai ricercatori si concentra soprattutto sull’eliminazione di alcuni batteri del genere Burkholderia, batteri che possono causare la melioidosi, una malattia talvolta mortale anche per gli esseri umani.
Burkholderia pseudomallei, batterio che può causare la melioidosi
Tra questi batteri ci sono quelli della specie Burkholderia pseudomallei, un batterio del suolo presente soprattutto nelle aree tropicali e subtropicali del mondo che può causare la melioidosi. Può infettare non solo gli esseri umani ma anche gli animali e le piante.[3]
Secondo il comunicato emesso dalla stessa Università inglese, la melioidosi può causare la morte di decine di migliaia di individui ogni anno e i tassi peggiori riguardano le aree del sud-est asiatico. Esistono antibiotici, sia iniettabili per via endovenosa che assumibili per via orale, ma non sono molto efficaci. Diverse specie di batteri del genere Burkholderia, infatti, possono nascondersi all’interno dei macrofagi, globuli bianchi presenti nel corpo umano.
I macrofagi
I macrofagi sono cellule speciali: fanno parte del sistema immunitario ma hanno subito un’evoluzione per la quale, onde prevenire le infezioni, devono assorbire particelle dal sangue e proprio questa caratteristica li rende sfruttabili da parte di alcuni batteri che possono introdursi all’interno e lì svilupparsi.[1]
La tecnica con i polimerisomi usata dai ricercatori
I ricercatori hanno usato i polimerisomi, piccolissime capsule che hanno un diametro misurabile in un millesimo di quello di un capello umano. Queste piccole capsule possono essere usate per trasportare e inoculare l’antibiotico nel batterio, direttamente nel sito in cui si nasconde.[1]
I ricercatori hanno svolto degli esperimenti inoculando polimerisomi all’interno dei macrofagi infettati dai batteri Burkholderia thailandensis, batteri correlati al Burkholderia pseudomallei che però causano malattie più raramente.[4] I risultati mostravano che queste piccole particelle possono essere assorbite prontamente dai macrofagi e possono essere collegate ai batteri al loro interno. In pratica possono portare l’antibiotico direttamente nel sito dell’infezione.[1]
Antibiotico rilasciato solo nel sito dove è presente il batterio
La caratteristica più interessante sta nel fatto che l’antibiotico fuoriesce dalla capsula solo quando arriva nel sito dove è presente il batterio e non prima. In questo modo, fa notare Eleanor Porges, ricercatrice della Facoltà di Medicina a Southampton, si potrebbe usare un quantitativo più piccolo di antibiotici e in generale farli diventare molto più efficaci.
I ricercatori hanno collaborato con gli scienziati del Defense Science and Technology Laboratory (Dstl) e con questi ultimi stanno anche progettando future sperimentazioni cliniche.[1]
Note e approfondimenti
- 04-nanoparticles-bug-study | Medicine | University of Southampton (IA)
- Antibiotic-Loaded Polymersomes for Clearance of Intracellular Burkholderia thailandensis | ACS Nano (IA) (DOI: 10.1021/acsnano.1c05309)
- Burkholderia pseudomallei – Wikipedia in inglese (IA)
- Burkholderia thailandensis – Wikipedia in inglese (IA)