
È possibile contrastare il batterio dell’antrace rallentandone la crescita tramite la distruzione di quella che può essere considerata come un’armatura che questo microrganismo vanta per difendersi.
Lo studio, pubblicato su Nature Microbiology, è stato condotto da Antonella Fioravanti, ricercatrice nel laboratorio del professor Han Remaut, Istituto delle Fiandre per la Biotecnologia.
L’antrace è una malattia mortale per gli esseri umani e per la maggioranza dei mammiferi (si è rivelato per molto tempo un grosso problema per il bestiame, per esempio) ed una delle caratteristiche principali del batterio che la procura, il Bacillus anthracis, è la sua alta resistenza.
Se per gli esseri umani oggi la sua diffusione si è abbassata di molto grazie ad una migliore igiene, l’antrace può essere considerato un pericolo per molti altri animali selvatici.
Parallelamente può rappresentare ancora un pericolo per gli esseri umani che si trovano a contatto con questi ultimi. E questo senza parlare dei suoi possibili utilizzi come arma biologica nel contesto del cosiddetto bioterrorismo.
Secondo la Fioravanti la scoperta che ha fatto è stata “un imprevisto bonus”.
La ricercatrice stava infatti utilizzando piccoli frammenti di anticorpi, denominati Nanobodies, per studiare la struttura dell’armatura che questi batteri utilizzano.
Eseguendo questa analisi, i ricercatori si sono raccolti che questi frammenti si rivelavano molto efficaci nel rompere gli strati di questa armatura e dunque nel rallentare la crescita dei batteri.
Si è trattato di effetti sorprendenti che sono perdurati anche quando i Nanobodies sono stati testati su topi infetti.
A questo punto i ricercatori intendono capire se questo metodo possa essere utilizzato anche per altre tipologie di batteri che si servono di “armature” simili ma il risultato che sembra abbiano raggiunto con il batterio dell’antrace appare già eccellente.