
Uno studio per certi versi pessimista, sicuramente provocatorio, pubblicato su AIP Advances prende in considerazione le quantità di dati digitali che creiamo di anno in anno, quantità che si fanno sempre più grandi. Secondo l’autore dello studio, AIP Advances, a questo ritmo in futuro si arriverà al punto in cui il numero di bit che creiamo sotto forma di informazione digitale, qualsiasi essa sia dai video su YouTube fino a questo articolo, travolgerà presto il pianeta.
Questo perché l’energia per produrli e la distribuzione della massa fisica per conservarli dovranno aumentare sempre di più.
Numero di bit supererà numero di atomi di tutta la Terra
Il ricercatore fa un esempio abbastanza lampante: considerando la densità di memorizzazione dei dati odierna e il numero di bit che si producono ogni anno, il numero di bit potrebbe essere uguale al numero di tutti gli atomi presenti sulla Terra in circa 350 anni.
Questo considerando il tasso di crescita attuale che vede un aumento della produzione di bit del 20% di anno in anno, una stima della crescita abbastanza conservativa peraltro.
Bisogno energetico enorme per gestire informazioni digitali
Dopo 300 anni si arriverebbe ad una situazione paradossale in cui la potenza che servirebbe per sostenere tutte queste informazioni digitali sarebbe pari a tutta la potenza che attualmente si produce sulla Terra.
Entro 500 anni da oggi, poi, prevede ancora il ricercatore, considerando la dimensione di 1 bit come il volume di un bit occupato in un odierno supporto di memoria come un hard disk, per esempio, il contenuto digitale andrà rappresentare più della metà della massa terrestre”, come riferito nell’abstract dello studio.
Catastrofe dell’informazione
Gli esseri umani, dunque, in futuro oltre ad affrontare sfide globali oggi facilmente prevedibili, come quelle del clima, dell’ambiente, della popolazione, delle risorse energetiche, del rifornimento d’acqua, eccetera, dovranno affrontare anche un’altra sfida molto singolare: la “catastrofe dell’informazione”, come la chiamano gli stessi autori dello studio.
Memorizzazione digitale nel DNA ci salverà?
È palese che questa accelerazione quasi esponenziale della produzione di dati digitali che sta caratterizzando la nostra epoca non potrà durare, almeno agli stessi ritmi, ancora per molto, a meno che non si trovino soluzioni di storage all’avanguardia, come quella relativa alla conservazione dei dati digitali nel DNA.
È stato calcolato che, almeno in linea teorica, un singolo grammo di DNA può arrivare a contenere fino a 455 exabyte (un exabyte equivale a quintilione di byte o un miliardo di gigabyte) di dati.
Crescita inarrestabile
In ogni caso secondo Vopson la crescita delle informazioni digitali è inarrestabile: “Secondo IBM e altre fonti di ricerca sui big data, oggi il 90% dei dati mondiali è stato creato solo negli ultimi 10 anni. In qualche modo, l’attuale pandemia di COVID-19 ha accelerato questo processo man mano che vengono utilizzati e prodotti più contenuti digitali come mai prima d’ora”.
Attualmente, calcolano i ricercatori, produciamo 10
Principio di equivalenza massa-energia-informazione
Questi concetti di Vopson si basano su un principio di equivalenza massa-energia-informazione, sostanzialmente qualcosa che sembra aprire le porte ad una nuova fisica: “Quando si porta il contenuto informativo nelle teorie fisiche esistenti, è quasi come una dimensione extra per ogni cosa in fisica”.
Approfondimenti
- The information catastrophe: AIP Advances: Vol 10, No 8 (IA) (DOI: 10.1063/5.0019941)
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