
I biocarburanti prodotti dal panico verga, un’erba non commestibile tipica del Nord America, potrebbero rappresentare il futuro dei biocarburanti al pari di quelli prodotti dal mais, se non in misura maggiore. A questa conclusione è giunto un gruppo di scienziati utilizzando diverse simulazioni di crescita delle piante, del ciclo del carbonio e della risposta delle stesse piante alle condizioni climatiche e ad altri fattori su scala locale.
Con questo strumento, gli scienziati sono stati in grado di comprendere se una determinata coltura contribuisce più di un’altra a contrastare i cambiamenti climatici e quanto risulta fattibile portare avanti una coltura rispetto ad un’altra in una determinata area.
Secondo gli scienziati, il panico verga risulta potenzialmente più produttivo a livello di coltura e la stessa coltivazione di questa pianta produce un impatto ambientale minore rispetto al mais, l’altro grande vegetale utilizzato attualmente come fonte per biocarburanti.
John Field, ricercatore presso il Natural Resource Ecology Lab della Colorado State University, autore della ricerca apparsa su Nature Energydichiara: “Quello che abbiamo visto con il panico verga è che in realtà stai immagazzinando carbonio nel terreno, stai accumulando materia organica e sequestrando carbonio”.
Lo stesso panico verga, inoltre, non richiede un quantitativo alto di fertilizzanti e di acqua. Altri vantaggi sono rappresentati dal fatto che gli agricoltori non debbono arare il campo ogni anno in quanto una sola semina va bene per più di un decennio.
Fonti e approfondimenti
- How biofuels from plant fibers could combat global warming | Warner College of Natural Resources | SOURCE | Colorado State University (IA)
- High-resolution techno–ecological modelling of a bioenergy landscape to identify climate mitigation opportunities in cellulosic ethanol production | Nature Energy (DOI: 10.1038/s41560-018-0088-1) (IA)