
Il declino della biodiversità degli ecosistemi di acqua dolce preoccupa gli scienziati ed un nuovo studio non fa altro che confermare i sospetti relativi al livello di gravità di questo fenomeno. Secondo il nuovo studio, pubblicato su Communications Earth & Environment,[2] il declino degli esseri viventi che vivono nell’acqua dolce è più veloce di quello relativo all’estinzione che è avvenuta alla fine del cretaceo, quell’estinzione che ha spazzato via i dinosauri.[1]
Il declino della vita nell’acqua dolce si inserisce in quella che viene sempre più chiamata come la “sesta estinzione di massa”, una delle più grandi sfide che gli esseri umani dovranno affrontare nel prossimo futuro. Questa sesta estinzione di massa troverebbe le sue cause nella distruzione degli habitat, nell’inquinamento, nella diffusione delle specie invasive e nei cambiamenti climatici, tutti fattori che, chi più chi meno, sono riconducibili all’azione umana.
Il ricercatore Thomas A. Neubauer, autore principale dello studio, che ha lavorato con un team internazionale di vari altri scienziati tra cui biologi e paleontologi, si è concentrato sul biota d’acqua dolce, uno degli ecosistemi più minacciati al mondo. Il ricercatore ha analizzato 3387 specie di gasteropodi viventi o che sono vissuti in passato, fino a 200 milioni di anni fa. Esaminando i tassi di speciazione e di estinzione, ricercatore ha acquisito dati allarmanti.
Il pur altissimo tasso di estinzione degli esseri viventi d’acqua dolce durante la quinta estinzione di massa (proprio quella della fine dei dinosauri) viene letteralmente oscurato dai tassi di estinzione attuali. Il tasso odierno supera infatti di tre ordini di grandezza quello dell’estinzione della fine del cretaceo, avvenuta all’incirca 66 milioni di anni fa molto probabilmente a causa dell’impatto di un asteroide.
Si tratta di una grossa perdita di specie viventi che provoca, sul lungo termine, cambiamenti di interi ecosistemi. E dato che molte società umane fanno oggi ancora affidamento sugli ecosistemi di acqua dolce per sostenere vari settori, da quello dell’alimentazione fino a quello della salute, si comprende come anche l’umanità ne subirà le conseguenze.
L’ultima volta, proprio dopo l’impatto dell’asteroide avvenuto 66 milioni di anni fa, ci sono voluti 12 milioni di anni prima che fosse ristabilito l’equilibrio tra le specie originarie e quelle estinte. Questo vuol dire che il tasso di estinzione che vediamo oggi molto probabilmente durerà per un periodo lunghissimo, come spiega lo stesso Neubauer. Anzi il periodo di recupero dopo questa sesta estinzione di massa potrebbe essere ancora più lungo rispetto a quello dell’estinzione cominciata 66 milioni di anni fa: “Nonostante la nostra breve esistenza sulla Terra, ci siamo assicurati che gli effetti delle nostre azioni ci sopravviveranno di milioni di anni”, spiega il ricercatore.
Note e approfondimenti
- Biodiversity devastation: Human-driven decline requires millions of years of recovery | EurekAlert! Science News (IA)
- Current extinction rate in European freshwater gastropods greatly exceeds that of the late Cretaceous mass extinction | Communications Earth & Environment (L’attuale tasso di estinzione nei gasteropodi d’acqua dolce europei supera di gran lunga quello dell’estinzione di massa del tardo Cretaceo) (IA) (DOI: 10.1038/s43247-021-00167-x)