
Un tipo di bioplastica che può degradarsi nel giro di due anni è stato sviluppato da un gruppo di scienziati dell’Università Tecnica di Kaunas, Lituania.
Trasparente e per quasi tutti gli aspetti simile alle pellicole di plastica tradizionali, questo nuovo materiale potrebbe essere utilizzato in particolare per il settore dell’imballaggio del cibo.
Proprio la quantità di plastica prodotta dagli imballaggi alimentari è diventata nel corso degli ultimi decenni uno dei fattori maggiormente inquinanti in assoluto.
Il problema è insito nella plastica stessa: questo materiale richiede tantissimo tempo (da centinaia a migliaia di anni a seconda della tipologia o del contesto) per degradarsi e scomparire.
Inoltre, nel corso di tutto questo tempo, pur non degradandosi si scompone in tantissimi piccoli pezzettini, a volte anche microscopici, che possono insinuarsi praticamente ovunque ed entrare nei cicli vitali di tantissime specie, inclusa quella umana.
Una stima, per certi versi abbastanza spaventosa, prevede che per il 2050 ci saranno più quintali di plastica in mare che di pesce.
Il problema relativo al riciclaggio delle pellicole trasparenti che imballano i nostri alimenti sta nel fatto che molto spesso contengono delle etichette di carta che stanno appunto a descrivere il prodotto. Proprio per questo motivo, molto spesso la confezione viene considerata non riciclabile e non compostabile.
A tal proposito il nuovo materiale creato dal team di ricercatori lituani potrebbe rivelarsi molto utile dato che si disintegra con l’aiuto di microrganismi, come qualsiasi altro tessuto di natura organica.
Questa nuova bioplastica differisce anche dagli altri tipi di bioplastiche perché è fatta a base di cellulosa, un materiale del tutto naturale che permette alla stessa di essere trasparente, una caratteristica essenziale per l’imballaggio di molti alimenti che debbono essere per forza di cose visualizzati dal cliente prima dell’acquisto.