
Un interessante studio sul consumo del caffè stato condotto da ricercatori dell’Università della California. I ricercatori sono giunti a varie, interessanti conclusioni. Secondo quanto spiegano gli stessi ricercatori, si tratta del primo studio randomizzato che segue le conseguenze, a livello fisiologico, del consumo di caffè sul corpo umano raccogliendo i dati con dispositivi in tempo reale.
I ricercatori hanno usato i dati raccolti da elettrocardiogrammi per misurare il ritmo cardiaco, da dispositivi da polso per misurare i livelli di attività fisica e quelli del sonno e altri dispositivi per monitorare i livelli di glucosio nel sangue.
Il nuovo studio è stato presentato ieri alla conferenza 2021 dell’American Heart Association.[1]
La raccolta dei dati
I ricercatori hanno svolto un esperimento con questi dispositivi su 100 persone adulte con un’età media di 38 anni. Il 51% di essi era rappresentato da donne. I ricercatori hanno eseguito anche delle analisi del DNA su campioni di saliva dei partecipanti per capire anche come la genetica potesse entrare in gioco.
I partecipanti dovevano consumare o non consumare caffè nel corso dell’esperimento durato due settimane. I dati relativi agli effetti del consumo stesso del caffè sul cuore, sul sonno e sull’attività fisica, nonché su livelli di glucosio nel sangue, venivano raccolti in tempo reale per poi essere analizzati.[1]
Gli effetti del caffè sul cuore
I ricercatori giungevano alla conclusione che chi consumava caffè vedeva in media un aumento del 50% delle contrazioni ventricolari premature. Come spiega il comunicato dell’American Heart Association che ha annunciato lo studio, si tratta di un ritmo cardiaco anormale che si origina nelle camere cardiache inferiori.
Inoltre chi beveva più caffè poteva essere associato ad un numero più piccolo di eventi di tachicardia sopraventricolare. Quest’ultima è una condizione che vede il ritmo cardiaco essere più rapido della normale.[1]
Altri effetti del caffè sul corpo
Durante le analisi dei dati raccolti, i ricercatori però scoprivano altri effetti sul corpo dei soggetti, in particolare sui loro livelli di attività fisica e sulla quantità di sonno giornaliera.[1]
- I partecipanti che consumavano caffè erano collegati ad un numero di passi più alto rispetto a chi non consumava caffè (in media circa 1000 passi in più al giorno).
- Nei giorni in cui soggetti bevevano caffè dormivano in media 36 minuti in meno rispetto a chi non beveva caffè.
- Bere più di un caffè al giorno raddoppiava il numero dei battiti cardiaci irregolari.
- Ogni tazza di caffè in più consumata durante il giorno poteva essere collegata in media a circa 600 passi in più al giorno ma anche a 18 minuti di sonno in meno.
- Non venivano invece notare differenze nei livelli di glucosio nel sangue tra chi beveva caffè e chi non lo beveva.
Commento del cardiologo
Secondo Gregory Marcus, cardiologo e professore dell’Università della California San Francisco, l’aumento dell’attività fisica collegato al caffè di per sé può essere considerato una cosa positiva. Tuttavia la riduzione della quantità di sonno può essere invece collegata ad aspetti negativi come esiti psichiatrici peggiori così come esiti cardiovascolari e neurologici negativi.
“Battiti cardiaci anormali più frequenti dalle camere cardiache superiori influenzano il rischio di fibrillazione atriale e battiti anormali più frequenti dalle camere inferiori, o ventricoli, aumentano il rischio di insufficienza cardiaca”, spiega il ricercatore. Quest’ultimo ammette, comunque, che la relazione tra il caffè e la salute umana è alquanto complessa.[1]
Il ruolo della genetica
Gli stessi ricercatori fanno notare che entrano comunque in gioco anche alcune varianti genetiche che possono essere collegate ad un metabolismo più lento o più veloce della caffeina.
Ad esempio i soggetti con varianti genetiche collegate ad un metabolismo più veloce della caffeina mostravano maggiori battiti cardiaci anormali dei ventricoli quando consumavano più caffè. Chi invece metabolizzava la caffeina più lentamente, mostrava una maggiore quantità di sonno perso.[1]