Guerre tra paesi e scontri violenti tra fazioni potrebbero aumentare in relazione ai cambiamenti climatici in corso. Eventi estremi come siccità o inondazioni potrebbero infatti colpire i paesi più vulnerabili sotto il profilo politico-sociale agendo da moltiplicatori di minacce per conflitti violenti.
È quanto suggerito in un nuovo studio pubblicato su Global Environmental Change e realizzato da ricercatori dell’Istituto Potsdam per la ricerca sull’impatto climatico. I ricercatori sono giunti alla conclusione che le emissioni di gas serra da parte degli esseri umani, se non mitigate, arriveranno a destabilizzare non solo il clima ma anche le società e conseguentemente porteranno a più conflitti.
“Troviamo che quasi un terzo di tutte le insorgenze di conflitti nei paesi vulnerabili negli ultimi dieci anni è stato preceduto da un disastro legato al clima entro 7 giorni”, spiega Carl-Friedrich Schleussner, ricercatore di Climate Analytics a Berlino, Germania, uno degli autori dello studio. “Questo, tuttavia, non significa che i disastri causino conflitti, ma piuttosto che il verificarsi di un disastro aumenta i rischi di un conflitto.”
Un esempio su tutti: a seguito di una grave siccità verificatasi in Mali nel 2009, ne è conseguita una certa debolezza da parte degli apparati statali di cui hanno approfittato i militanti di al Qaeda nel Maghreb per reclutare combattenti ed espandere il proprio esercito onde rinforzare il proprio fronte di guerra.
Altri esempi simili, riferiscono i ricercatori, possono essere individuati in altre aree del mondo. Tra i paesi più a rischio, secondo i ricercatori, c’è l’India: questo risulta essere il paese con il numero più alto di coincidenze tra eventi climatici estremi e conflitti.