Campi Flegrei entrati in nuova fase che potrebbe portare ad eruzione in lontano futuro

Un nuovo studio, apparso su Science Advances e condotto da un gruppo di ricercatori dell’ETH di Zurigo, dell’Università di Cardiff, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e della Sapienza-Università di Roma, rileva di aver trovato nuove prove riguardo alla possibilità che la caldera dei campi Flegrei possa essere entrata in una nuova fase di accumulo di pressione, una fase che potrebbe precedere, in un lontano futuro, ad una possibile eruzione.

Dopo aver raccolto vari campioni di roccia, esplose in passato a seguito di precedenti eruzioni, i ricercatori sono riusciti a trovare dei modelli che suggerirebbero che i campi Flegrei potrebbero entrare in questa nuova fase.
Tuttavia gli stessi ricercatori specificano che non ci sono attualmente prove del fatto che il vulcano potrebbe eruttare relativamente presto. La fase di accumulo, infatti, di solito dura centinaia o migliaia di anni.

I campi Flegrei, composti da 24 crateri, hanno visto la loro ultima eruzione, non molto violenta in verità, nel 1583, anno nel quale si creò, insieme ai movimenti tellurici, una piccola montagna conosciuta poi come Monte Nuovo.
Al momento le uniche due importanti eruzioni rilevate dai vulcanologi per quanto riguarda i Campi Flegrei sono quella avvenuta 39.000 anni fa e quella avvenuta 15.000 anni fa, entrambe eruzioni definibili come cataclismiche.

A seguito di queste due eruzioni, sono poi occorsi fenomeni minori. Nella stessa ricerca, tuttavia, si definisce la caldera dei Campi Flegrei come “una delle regioni più pericolose della Terra” e varie prove suggeriscono che il sistema magmatico dell’aria risulta ancora attivo e potenzialmente soggetto a nuove evoluzioni in futuro.

Lo stato attuale nei Campi Flegrei

Dopo l’eruzione del Monte Nuovo, la caldera dei Campi Flegrei è entrata in una nuova fase di quiescenza accompagnata da diversi episodi di deformazione del terreno. Tre importanti periodi di disordini caratterizzati da una bassa sismicità e un aumento del degassamento idrotermale sono stati registrati dagli anni ’50, aumentando così la preoccupazione per un potenziale risveglio. Il trasferimento dei fluidi magmatici dal giacimento principale situato a una profondità di 7-8 km dall’impianto idrotermale poco profondo (~ 3 km) è stato indicato come la causa possibile dei recenti disordini.

L’alto contenuto di CO2 dei gas fumarolici è compatibile con le tipiche composizioni dei magmi di ricarica nei Campi Flegrei. Suggeriamo che questo comportamento sia coerente con la presenza di condizioni sature d’acqua nel bacino fonolitico crostale superiore, il che facilita l’accomodamento di magmi di ricarica ricchi di sostanze volatili senza condurre a un’eruzione, promuovendo la crescita del serbatoio. Quindi, proponiamo che il sistema idraulico subvolcanico dei Campi Flegrei stia attualmente entrando in una nuova fase di costruzione, che potrebbe potenzialmente culminare, in un punto imprecisato in futuro, in una grande eruzione.

Questo paragrafo è contenuto nello studio Long-term magmatic evolution reveals the beginning of a new caldera cycle at Campi Flegrei ed è disponibile secondo la licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial.

Fonti e approfondimenti

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