
La cannabis può ridurre la gravità dei sintomi di disturbo post-traumatico ma non a lungo termine secondo una nuova ricerca pubblicata sul Journal of Affective Disorders.
La ricercatrice Carrie Cuttler, professoressa dell’Università Statale Washington, è arrivata a questa conclusione analizzando i dati di più di 400 persone che soffrivano di disturbo post traumatico (PTSD).
Queste persone erano state seguite prima e dopo l’assunzione di cannabis tramite un’applicazione denominata Strainprint, ideata proprio per capire quali sono le tipologie di cannabis medica che funzionano meglio per determinati sintomi.
La ricercatrice scopriva che la cannabis riduceva la gravità delle “intrusioni”, ossia il ritorno alla mente di un pensiero traumatico, di circa il 62%. La stessa cannabis si riduceva i flashback del 51%, l’irritabilità della 67% e l’ansia del 57%.
Queste riduzioni non erano permanenti, in ogni caso, e seguivano solo all’assunzione di cannabis.
Secondo la stessa Cuttler questi risultati mostrano che questa sostanza può ridurre, ed anche in maniera abbastanza efficace, i sintomi da disturbo post traumatico ma non sembra avere benefici a lungo termine: “Lavorando con questo modello, sembra che la cannabis maschererà temporaneamente i sintomi, agendo come un piccolo aiuto, ma una volta che il periodo di intossicazione svanisce, i sintomi possono tornare”.
Lo studio sembra comunque limitato come riferisce il comunicato stampa che lo presenta: il campione ha una grandezza limitata, è auto selezionato ed è fatto da persone che si autoidentificavano come soggette a PTSD. Inoltre non c’era un gruppo di controllo che utilizzava una sostanza placebo per confrontare le riduzioni dei sintomi.
“Abbiamo bisogno di più studi che guardino alla cannabis vegetale intera perché questo è ciò che le persone usano molto più dei cannabinoidi sintetici”, spiega ancora la Cuttler. “È difficile fare buoni studi controllati con placebo con cannabis vegetale intera, ma sono ancora davvero necessari.”