
Dopo la fine di un esperimento durato ben 26 anni, un nuovo studio (apparso il 6 ottobre su Science) dimostra che il carbonio proveniente dal sottosuolo sta accelerando, o potrebbe accelerare, in maniera massiccia il riscaldamento globale. Il riscaldamento del suolo, infatti, stimolerebbe l’avanzamento dei periodi di abbondante rilascio del carbonio dal suolo stesso. Questo carbonio confluisce poi nell’atmosfera per un processo che gli stessi scienziati hanno definito “incontrollabile”.
Lo studio è stato condotto da Jerry Melillo, scienziato del Marine Biological Laboratory (MBL), e si basa su un esperimento iniziato nel 1991 in una foresta del Massachusetts.
L’esperimento ha visto alcuni cavi elettrici seppelliti sotto il terreno per riscaldare il suolo artificialmente. Nel corso dei 26 anni (l’esperimento continua ancora oggi) il terreno ha perso 17% del carbonio che era immagazzinato, sotto forma di materia organica, nei primi 60 cm di profondità del terreno.
Secondo Melillo ogni anno viene rilasciata nell’atmosfera terrestre una quantità comparabile a circa 10 miliardi di tonnellate di carbonio, il tutto grazie alla combustione dei combustibili fossili. L’aumento della concentrazione dell’anidride carbonica nell’atmosfera porta naturalmente al riscaldamento globale del pianeta intero.
Ma se consideriamo che i terreni di tutto il mondo contengono circa 3500 miliardi di tonnellate di carbonio, e se aggiungiamo all’anidride carbonica prodotta dai combustibili fossili bruciati anche questi 3500 miliardi di tonnellate, va da sé che il pericolo di un’accelerazione nei prossimi anni per quanto riguarda il livello di riscaldamento globale, in un processo che può essere definito a catena, sia più che concreto.