
Crescono le prove che esiste un collegamento tra la carenza di ferro durante la mezza età e rischi più alti di incorrere in malattie cardiache, in particolare la malattia coronarica. Un nuovo studio osservazionale, che però non può a concludere che la stessa carenza di ferro sia la causa diretta delle malattie cardiache, come spiega Benedikt Schrage, l’autore, è stato pubblicato sulla rivista ESC Heart Failure.[2]
Già in passato alcuni studi hanno trovato un collegamento tra la carenza di ferro ed esiti peggiori di alcune malattie cardiovascolari come l’insufficienza cardiaca. Questo studio trova il collegamento anche nella popolazione generale.
I partecipanti
I ricercatori hanno usato i dati di 12164 soggetti provenienti da tre corti europee con età media di 59 anni e con il 55% di essi donne. Sono stati valutati anche diversi fattori di rischio per l’apparato cardiovascolare come l’obesità, il diabete, il fumo e il colesterolo.[1]
I pazienti venivano divisi in soggetti carenti di ferro “assoluti” (considerando solo il ferro immagazzinato, la ferritina) e in soggetti carenti di ferro funzionali (considerando la ferritina e il ferro in circolazione, la transferrina).
Secondo Schrage la definizione di carenza di ferro funzionale risulta “più accurata in quanto include entrambe le misure e raccoglie quelli con riserve sufficienti ma non abbastanza in circolazione per consentire al corpo di lavorare bene”.[1]
Malattia coronarica, ictus e mortalità
Per le patologie sono state considerate la malattia coronarica incidente e l’ictus mentre per i decessi sono stati presi in considerazione quelli per malattie cardiovascolari e quelli per tutte le cause. I pazienti che avevano già una storia di malattia coronarica o di ictus erano stati esclusi dalle analisi della malattia coronarica incidente. Il follow-up durava in media 13,3 anni.[1]
Le conclusioni
Innanzitutto giungevano alla conclusione che il 60% dei partecipanti al sondaggio mostrava una carenza di ferro assoluta e il 64% una carenza di ferro funzionale. Nel corso del follow-up c’erano stati 2212 decessi di cui il 4,7% per cause cardiovascolari. L’incidenza della malattia coronarica e dell’ictus era dell’8,5% e del 6,3% rispettivamente.[1]
I ricercatori associavano la carenza di ferro funzionale ad un rischio più grande del 24% di incorrere in malattia coronarica, ad un rischio più grande del 26% di incorrere in decesso per cause cardiovascolari e ad un rischio più grande del 12% di incorrere in un decesso per tutte le cause rispetto alla carenza di ferro funzionale.
Inoltre la stessa carenza di ferro assoluta poteva essere collegata ad un rischio più grande del 20% di incorrere in malattia coronarica rispetto all’assenza di carenza di ferro assoluta ma non poteva essere collegata alla mortalità. Infine non scoprivano collegamenti tra la carenza di ferro e l’ictus.[1]
Carenza di ferro collegata a maggior rischio di malattie cardiache
“Questa analisi suggerisce che se la carenza di ferro fosse stata assente al basale, circa il 5% dei decessi, il 12% dei decessi cardiovascolari e l’11% delle nuove diagnosi di malattie coronariche non si sarebbero verificati nel decennio successivo”, spiega Schrage. In pratica gli individui con carenza di ferro durante la mezza età sembrano avere più probabilità di andare incontro a malattie cardiache. È necessario, ora, uno studio randomizzato per indagare su questo collegamento nella popolazione generale.[1]