
Il rischio più alto di malattie cardiovascolari collegato da diversi studi al consumo di carne rossa può essere spiegato con l’azione di microbi intestinali durante la digestione secondo quanto spiega un comunicato dell’American Heart Association.[1] Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Arteriosclerosis Thrombosis and Vascular Biology.[2]
Interventi indirizzati all’interazione tra la carne rossa e il microbioma intestinale
Secondo Meng Wang, una ricercatrice della Tufts University di Boston, una delle autrici dello studio, di solito quando si parla di carne rossa in relazione alla salute ci si sofferma quasi sempre sui livelli di grassi saturi e sul colesterolo nel sangue. Tuttavia i risultati di questo nuovo studio suggeriscono che gli interventi indirizzati all’interazione tra la carne rossa e il microbioma intestinale potrebbero essere un metodo per ridurre i rischi cardiovascolari.[1]
TMAO, o trimetilammina N-ossido
Già alcuni studi avevano fatto scoprire che esistono diversi metaboliti, ossia dei sottoprodotti della gestione degli alimenti, che possono essere collegati ad un rischio più alto di malattie riguardanti l’apparato cardiovascolare. Tra questi metaboliti c’è anche il TMAO, o trimetilammina N-ossido. Il TMAO viene secreto da diversi microbi dell’intestino e viene usato per digerire la carne rossa in quanto questa contiene molta L-carnitina. Alcuni studi hanno suggerito che i livelli più alti nel sangue di TMAO possono essere collegati a rischi più alti di malattie cardiovascolari, di patologie renali croniche e di diabete di tipo 2.[1]
I dati
I ricercatori hanno realizzato lo studio usando i dati di quasi 4000 persone raccolti tra il 1989 e il 1990. Tutti i partecipanti, durante il periodo della raccolta dei dati, non soffrivano di malattie cardiovascolari. Tra i dati c’erano anche i livelli di alcuni biomarcatori del sangue. Questi ultimi erano stati misurati sia nell’anno della raccolta dei dati sia nel 1996-1997. Inoltre erano stati prelevati diversi campioni di sangue a digiuno e conservati a meno -80°. Infine c’erano le risposte a diversi questionari riguardanti le abitudini alimentari (quindi anche le abitudini riguardanti il consumo di carne rossa).[1]
Scoperte
I ricercatori scoprivano che l’aumento dei livelli di TMAO e di altri metaboliti sanguigni collegati poteva spiegare all’incirca un decimo del rischio più elevato di malattie cardiovascolari. Scoprivano anche il ruolo importante svolto dalla glicemia e dalle vie infiammatorie generali nel collegamento tra il consumo di carne rossa e le malattie cardiovascolari, un collegamento che sembrava ancora più importante di quello del colesterolo nel sangue e della pressione sanguigna. Non si notavano collegamenti tra rischi di malattie cardiovascolari e il consumo di pesce, uova e pollame. “Sono necessari sforzi di ricerca per comprendere meglio i potenziali effetti sulla salute della L-carnitina e di altre sostanze nella carne rossa come il ferro eme, che è stato associato al diabete di tipo 2, piuttosto che concentrarsi solo sui grassi saturi”, spiega la Wang. Naturalmente si tratta di uno studio osservazionale e che quindi, per sua natura, ha dei limiti. Per farla breve, lo studio non dimostra che il maggior consumo di carne rossa provoca sicuramente malattie cardiovascolari ma solo che esiste un collegamento. Diversi altri fattori, che non sono stati presi in considerazione dallo studio, potrebbero entrare in gioco.[1]
Note e approfondimenti
- Increased heart disease risk from red meat may stem from gut microbe response to digestion | American Heart Association
- Dietary Meat, Trimethylamine N-Oxide-Related Metabolites, and Incident Cardiovascular Disease Among Older Adults: The Cardiovascular Health Study | Arteriosclerosis, Thrombosis, and Vascular Biology (DOI:/10.1161/ATVBAHA.121.316533)