
Nel corso della storia molte le case e in generale gli edifici sono stati costruiti con il sistema delle palafitte, ossia con pali di legno conficcati nel terreno che spuntano al di sopra dell’acqua per reggere le basi dell’edificio stesso. Si tratta di un sistema relativamente stabile ma che forse è apparso, ai più, più stabile di quanto realmente sia. Un nuovo ed interessante studio, pubblicato dalla ricercatrice Johanna Elam dell’Università di Göteborg per la sua tesi di dottorato, mostra che anche con un piccolo abbassamento del livello dell’acqua sotterranea può essere innescato un degrado fungino dei pali i quali possono perdere, in un tempo relativamente breve, la propria capacità portante.
Le palafitte sono in effetti abbastanza resistenti, come rileva il comunicato dell’istituto svedese, in quanto il legno tende a decomporsi lentamente in un ambiente anossico quale quello fatto da argilla bagnata e impregnata d’acqua, un ambiente tipico dei fondali delle coste o degli specchi d’acqua.
La ricercatrice dimostra, nel suo studio, che i funghi che attaccano il legno tendono a crescere solo al di sopra del livello delle acque sotterranee. La ricercatrice inoltre dimostra che la degradazione portata avanti dai batteri risulta minore quando il legno si trova sotto il livello delle acque sotterranee.
Funghi e batteri, infatti, sono i nemici più grandi delle palafitte. I funghi possono restare sulla superficie del legno oppure nel terreno circostante e iniziano ad attaccare nel momento in cui entrano in contatto con l’ossigeno. Una volta che i funghi iniziano ad attaccare passa poco tempo fino a quando il legno diventa così marcio da crollare su sé stesso. La degradazione portata avanti dai batteri, invece, può durare per molto più tempo, anche centinaia di anni ma accade anche negli ambienti anossici, quindi anche in ambienti in cui non c’è ossigeno.
La ricercatrice ha analizzato otto costruzioni su palafitte situate a Göteborg ed ha effettuato una serie di simulazioni in varie condizioni relative alle acque sotterranee eseguendo anche degli esperimenti di laboratorio. Per la costruzione di un edificio su palafitte ad oggi, è permesso un certo livello di abbassamento delle acque sotterranee.
“Negli esperimenti di laboratorio ho visto che il degrado è già visibile sui pali di legno dopo 12 mesi in cui il livello della falda freatica era stato abbassato e l’argilla circostante non era più impregnata d’acqua. I campioni prelevati dai pali sotto gli edifici sono tutti riusciti a sfuggire al marciume, il che indica che il livello delle acque sotterranee e l’ambiente anossico sono stati mantenuti nel tempo”, spiega la stessa Elam.
In ogni caso qualsiasi situazione che crei il trasporto di ossigeno può provocare l’innesco della reazione dei funghi che portano al marciume del legno. Ciò può accadere, per esempio, quando l’acqua sotterranea comincia a scorrere intorno al legno.
Secondo la ricercatrice per proteggere il legno delle palafitte esso dovrebbe essere bagnato al 100% oppure rimanere asciutto al 100%. Gli scavi dovrebbero essere quindi sigillati in maniera che le falde acquifere vengano mantenute al di fuori del posto in cui vengono eseguiti gli scavi: “È meglio che pompare acqua, il che rischia di aumentare il movimento dell’acqua e quindi portare ossigeno”, spiega la ricercatrice.[1]