
Sono state rilevate da diversi satelliti le nuvole di cenere emesse a seguito dell’eruziontongae del vulcano Tonga avvenuta in una piccola isola della Polinesia il 15 gennaio. L’eruzione ha avuto molto risalto nei media proprio perché è stata ripresa dai satelliti.
Nei giorni seguenti le stesse ceneri si sono innalzate nell’atmosfera e, secondo Simon Proud, un ricercatore dell’Università di Oxford che ha pubblicato alcuni tweet, avrebbe raggiunto altitudini record.
Altitudine di ben 39 km
Analizzando i dati provenienti dai satelliti metereologici il ricercatore è infatti giunto alla conclusione (si tratta comunque di dati preliminari e non di uno studio peer reviewed) che queste ceneri abbiano raggiunto un’altitudine di ben 39 km. Si tratta dell’altitudine più grande mai registrata per quanto riguarda l’innalzamento delle ceneri a seguito di una eruzione vulcanica.
Nonostante si tratti di un’altitudine record gli stessi scienziati non credono però che queste ceneri possono avere un effetto climatico, non solo globale ma probabilmente neanche locale.
Quantità delle ceneri
Alla fine la quantità delle ceneri eruttate dal vulcano, nonostante l’eruzione possa apparire apocalittica nei filmati ricostruiti con le foto scattate dai satelliti, è relativamente piccola. Soprattutto se paragoniamo questa quantità a diverse eruzioni definibili come “catastrofiche” avvenute nei secoli scorsi.
Per produrre un effetto di raffreddamento climatico, le ceneri debbono essere emesse in grandi quantità e devono contenere molta anidride solforosa. Quest’ultima, infatti, va a depositarsi negli strati atmosferici situati più in alto. Si tratta di un effetto che si è verificato, per fare un esempio, dopo l’eruzione del Monte Pinatubo, avvenuta nelle Filippine nel 1998, come fa notare Space.com.
Quantità di anidride solforosa
Secondo Karen Rosenlof, un’esperta dell’atmosfera terrestre del NOAA statunitense, la quantità di anidride solforosa emessa a seguito dell’eruzione del Tonga è solo una piccola frazione di quelle emessa dal Pinatubo. Ergo non ci dovrebbero essere effetti a livello climatico.
Quello che sembra essere sempre più certo, invece, è che l’onda d’urto prodotta dall’improvvisa eruzione ha fatto il giro della Terra due volte in un solo giorno attraversando la stessa atmosfera ad una velocità di più di 1000 km orari.
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