La musica è un prodotto dell’ingegno umano ma esistono anche altri primati che, sebbene non possano creare spartiti musicali o ballare a tempo, possono percepirla come facciamo noi?
Uno studio, realizzato grazie ad una collaborazione tra i National Institutes of Health statunitensi e il John F. Kennedy Center for the Performing Arts conferma quanto gli esseri umani siano più portati per la musica rispetto agli altri primati.
Nello specifico lo studio scoperto che il nostro cervello risulta più sensibile all’intonazione e ai suoni armonici che percepiamo quando ascoltiamo la musica rispetto ai macachi, considerabili come nostri parenti evolutivi.
Bevil Conway, autore senior dello studio pubblicato su Nature Neuroscience, così descrive la scoperta che ha effettuato il suo gruppo: “Abbiamo scoperto che una certa regione del nostro cervello ha una preferenza più forte per i suoni con l’intonazione rispetto ai cervelli delle scimmie macachi. I risultati sollevano la possibilità che questi suoni, che sono incorporati nella parola e nella musica, possano aver modellato l’organizzazione di base del cervello umano”.
I test sono stati effettuati su vari volontari umani sani e su un gruppo di scimmie. Ai partecipanti è stato fatto ascoltare una serie di suoni oppure di toni armonici e contemporaneamente veniva utilizzata la risonanza magnetica funzionale (fMRI) per monitorare l’attività cerebrale e intercettare eventuali risposte a questi stimoli.
Inizialmente le scansioni cerebrali delle persone e degli animali sembravano simili e questi primi risultati andavano a confermare quelli di altre ricerche precedenti.
Tuttavia analizzando più approfonditamente i dati i ricercatori scoprivano che il cervello umano era molto più sensibile ai toni armonici in quanto la corteccia uditiva umana rispondeva in maniera molto più reattiva rispetto a quella della scimmia.
Questo significa che i macachi potrebbero sperimentare e percepire la musica in maniera molto diversa da come la percepiamo noi.